Salerno, il report dell'Agenas e le criticità dell'Emergenza: troppi accessi di codice verde al pronto soccorso

I dati dell'Agenas sull'assistenza a Salerno: solo il 45% degli infartuati viene visitato in Emergenza

Il pronto soccorso del Ruggi
Il pronto soccorso del Ruggi
di Sabino Russo
Mercoledì 27 Marzo 2024, 06:25
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Restano sovraffollati i pronto soccorso salernitani, ma più di due arrivi su tre non sono urgenti. È quanto viene fuori dall’ultima indagine Agenas sulla rete dell’emergenza urgenza, che conferma un numero sopra la media nazionale degli arrivi negli ospedali salernitani (oltre 340mila e secondi in Campania solo all’Asl Napoli 1), ma 265mila di questi sono codici verdi. Altro dato allarmante interessa il numero di accessi ai pronto soccorso con abbandono del paziente prima della visita medica o in corso di accertamento, che si attesta intorno al 13 per cento (quasi 45mila persone). Il tempo di permanenza in pronto soccorso è alto per i codici gialli (345 minuti) e verde (152). I ricoveri totali da pronto soccorso sono un numero limitato (9,3 per cento per i codici verdi, 0,22 per cento per i bianchi), con una più elevata permanenza in pronto soccorso per i codici gialli e verdi. Si nota una elevata percentuale di abbandono, indipendentemente dal codice triage, molto al di sopra della media nazionale. 
LE RACCOMANDAZIONI
Nello specifico, tra le raccomandazioni dell’Agenas, nel salernitano si consiglia di migliorare la percentuale di ricoveri di codici bianchi e verdi, insieme alle aree di Caserta e Benevento. Si nota una criticità in merito al tempo di permanenza in pronto soccorso per il codice rosso. «La rete dell’emergenza-urgenza rappresenta il vero fallimento dell’era De Luca – afferma Aurelio Tommasetti, consigliere regionale della Campania della Lega – I numeri sono evidenti. Nella rete dell’emergenza-urgenza tempo-dipendente, siamo fanalino di coda in Italia. E andando più nel dettaglio molti elementi ci preoccupano in questo report, a partire dalla percentuale di accessi con successivo abbandono dei pronto soccorso. La media nazionale si attesta intorno al 6 per cento, ma da noi siamo all’11,8 per cento (quasi il doppio). E in alcuni casi la situazione è addirittura peggiore. Pensiamo alle Asl di Napoli, dove si raggiungono picchi elevatissimi (in particolare l’Asl Napoli 2 Nord registra una percentuale del 13,2 per cento) oppure all’Asl Salerno che si attesta su un desolante 13,04 per cento. A farci concorrenza in questa categoria sono soltanto Sardegna e Sicilia». 
LA FOTOGRAFIA
Per quanto riguarda la rete cardiologica per l’emergenza, la proporzione di infartuati trattati entro 90 minuti ha una media del 45 per cento, valore molto basso da migliorare su tutto il territorio regionale. La mortalità a 30 giorni per infarto del miocardio è di poco superiore all’8 per cento e risulta da migliorare specialmente nelle Asl dove si supera di molto il valore soglia. La mortalità a 30 giorni per bypass aorto-coronarico è da migliorare su tutto il territorio. Attesi un quarto dei pazienti con alto rischio ischemico residuo in linea con quanto rilevato; tuttavia, l’invio a programma riabilitativo appare da migliorare. Per la rete ictus, invece, in merito alla mortalità a 30 giorni, la Campania appare la seconda regione con più alta mortalità. In merito alle procedure di trombolisi e trombectomia, l’accesso alla rivascolarizzazione farmacologica non è diffuso nei pronto soccorso.

Complessivamente, non si raggiunge il target e si dovrebbe potenziare l’accesso per le aree di Benevento, Napoli sud e Salerno, migliorando l’efficienza della rete nelle 3 aree territoriali.

In relazione all’ invio a programma di riabilitazione, la percentuale suggerisce che è ancora insufficiente la possibilità di attivare un percorso riabilitativo dove indirizzare i pazienti. Sarebbe utile potenziare l’offerta, ma soprattutto si dovrebbe rivedere la modalità di invio, rafforzando la rete tra strutture per acuti e post acuti, le aree di Avellino, Benevento e Salerno mostrano maggiore necessità di potenziamento e ottimizzazione dell’offerta territoriale. Per la rete trauma, infine, gli indicatori analizzati non permettono di valutare l’effettiva presa in carico e performance perché, al momento, sono focalizzati sull’impatto dell’occupazione dei posti letto in neurochirurgia e terapia intensiva.

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