Scafati, lo strazio ai funerali di Rosa: «Guardate in cielo è tra felicità e grazia»

Lo strazio della città di Scafati ai funerali di Rosa, morta davanti all'ospedale

I funerali di Rosa Coppola
I funerali di Rosa Coppola
di Daniela Faiella
Venerdì 27 Ottobre 2023, 06:15 - Ultimo agg. 17:37
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«Grazie per come avete affrontato questo momento....Quando sentirete la sua mancanza, guardate al cielo dove felicità e grazia accoglieranno Rosa». Con queste parole don Antonio Federico, parroco della chiesa di Santa Maria delle Grazie, si è rivolto ieri, nel giorno dei funerali, ai familiari di Rosa Coppola, la 59enne di Scafati morta mercoledì scorso nei pressi dell’ingresso dell’ospedale “Mauro Scarlato” in seguito ad un malore. L’ultimo atto di una tragedia che ha sconvolto la vita di una famiglia scafatese, destando incredulità e sconcerto in una intera comunità. Ieri pomeriggio, nella chiesa di piazza Trento, a pochi passi dall’ospedale “Mauro Scarlato”, a pochi passi dal punto in cui Rosa Coppola otto giorni prima aveva esalato il suo ultimo respiro nonostante i ripetuti tentativi di rianimarla, erano in tanti tra parenti, amici, conoscenti. Volti rigati dalle lacrime, sguardi bassi e spenti, si sono stretti tutti attorno al marito e ai figli della donna, condividendo il loro dolore, la loro disperazione. Il feretro è arrivato intorno alle ore 14.30 dall’ospedale di Nocera Inferiore, dove mercoledì pomeriggio era stata eseguita l’autopsia. Una prima tappa a via Della Resistenza, dove la 59enne viveva con la sua famiglia, poi il trasferimento nella chiesa di Santa Maria delle Grazie per il rito funebre. Il feretro, coperto da una corona di fiori, si è fatto strada tra la folla composta e silenziosa che era in chiesa ad attenderlo. Al seguito, disperati, i familiari della donna: il marito Aldo, i figli Angela, Serena e Luigi. Tutti uniti nel dolore, disorientati e increduli. Toccante l’omelia di don Antonio Federico che ha rimarcato il valore della speranza nella vita eterna. 

«Dio ha donato la vita che non viene tolta ma trasformata e mentre si trasforma la vita, c’è la speranza della resurrezione. La fede fa vedere la morte come momento di rinascita. La fede sia la nostra forza, sia ispirazione per gestire presente e futuro. Dio vuole che siamo protesi verso un cammino futuro fatto di luce e di amore». Anche don Antonio conosceva bene Rosa Coppola. Una persona discreta, riservata, dalla grande bontà d’animo. Una vita interamente dedicata alla famiglia, come moglie e madre sempre disponibile ed amorevole, punto di riferimento per i tre figli e per il marito Aldo, maresciallo dei carabinieri in pensione, molto conosciuto e benvoluto in città. Lui, che in sua moglie riconosceva la sua spalla, il suo punto di forza, è il primo a volere che si faccia chiarezza sulla morte della 59enne, il primo a volere che si accertino le responsabilità, qualora ci fossero. Perché quella mattina del 18 ottobre scorso lui era con lei e ha visto sua moglie sentirsi male, chiedere aiuto, arrendersi ed esalare l’ultimo respiro. E si è sentito impotente quando ha capito che non poteva garantirle l’assistenza di cui lei necessitava, che non avrebbe potuto far nulla per strapparla alla morte. 

Spetterà alla procura di Nocera Inferiore fare luce sui fatti, accertare se quella tragedia avvenuta nei pressi dell’ospedale di Scafati poteva essere evitata o no, se è stato fatto tutto quanto era possibile per evitare che accadesse ciò che è accaduto.

Si dovrà attendere l’esito dell’autopsia, eseguita mercoledì pomeriggio dal medico legale Gaetano Buonocore, per avere elementi più chiari, per accertare le cause della morte, per riuscire a fornire risposte certe ai familiari della donna e anche per chiarire la posizione dei due indagati, i due medici del distretto sanitario 61 che quella mattina erano in servizio, negli ambulatori distrettuali adiacenti all’ospedale e che, secondo quanto sarebbe stato riportato anche nell’esposto presentato dalla famiglia della donna, sarebbero usciti dagli ambulatori solo in un secondo momento per prestare soccorso alla 59enne rispetto alla richiesta di intervento tempestivo che sarebbe stata fatta a più riprese da chi, all’esterno dell’ospedale, assisteva alla tragedia che si consumava.

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