Padula, scala-mostro alla Certosa: «Un intervento che grida vendetta»

Indignata anche la ex direttrice della struttura Marta Ragozzino: nel 2018 pensammo ad un concorso di idee e materiali più leggeri

La scala della Certosa di Padula al centro della polemica
La scala della Certosa di Padula al centro della polemica
Venerdì 1 Dicembre 2023, 06:00 - Ultimo agg. 08:03
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Che il fine giustifica i mezzi sarà pur vero, ma anche l’obiettivo più giusto può essere lesivo se mal perseguito. Valeva ai tempi di Machiavelli, vale ancor di più oggi, con la superficialità con cui si usano espressioni privandole del loro significato profondo. Come la parola valorizzazione, abusata e mercificata.

É l’amaro commento di Raffaella Di Leo, sul caso della scala-mostro della Certosa di Padula, realizzata all’interno del Pon «Cultura e sviluppo» Fesr 2014/2020: interventi di restauro e di fruizione innovativa per la valorizzazione del sito Unesco e per uno sviluppo sostenibile del territorio di riferimento, valutati per un importo di circa 8.444.416 euro. 

«Valorizzazione – sottolinea la presidente della sezione salernitana di Italia Nostra – secondo il concetto della riforma Franceschini significa fare eventi per portare pubblico, e questo vuol dire non solo mostre e convegni, ma anche feste, matrimoni. Il restyling della Passeggiata coperta va in questo senso e, quindi, per le norme di sicurezza, occorre una scala esterna. Però va considerato prima di tutto il decoro del monumento».

Vega de Martini, la storica dell’arte che ha restituito splendore alla Certosa, le fa eco: «Oggi per la passeggiata coperta non si realizzano più mostre. Si progettano invece cerimonie ed eventi che nulla hanno a che fare né col territorio, né con l’anima della Certosa, e la scala di ferro è parte integrante di questo insensato disegno». Quella scala andava fatta, si sostiene da più parti. Ma come? «C’è modo e modo – tuona Emilia Alfinito, già direttrice della Certosa nel 2018 quando fu elaborato il progetto con il coordinamento generale di Gianni Villani – Questo obbrobrio deturperebbe anche un impianto industriale.

Nel progetto originale c’era l’intenzione di fare una scala, ma stavamo decidendo come e dove, valutando materiali leggeri, immaginando un concorso di idee per gli artisti». 

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Cosa è accaduto in questi anni è difficile ricostruirlo, e per questo pare sia stato approntato da Marta Ragozzino, ex direttrice dei Musei Campania, un dossier su richiesta del direttore generale Musei Mic Massimo Osanna. Insomma, da quel 2018 che, nelle intenzioni di Anna Imponente, direttore dell’allora Polo museale della Campania, e dell’ex soprintendente di Salerno Francesca Casule, doveva essere l’anno del riscatto della Certosa, di cose ne sono accadute: direttori che si sono succeduti in pochi mesi, la pandemia, le competenze amministrative cambiate, insomma un pasticciaccio all’italiana con finanziamenti a rischio – della somma iniziale sono stati recuperati 5.8 milioni di euro - fino alla gara d’appalto indetta dalla Centrale di Committenza Invitalia. Nel 2021 inizia finalmente il restauro della Certosa, insieme all’adeguamento tecnologico con l’ipotesi di percorsi immersivi. Ed ecco comparire la scala, in massiccia struttura metallica, «invasiva ed impattante su un edificio patrimonio mondiale dell’umanità», lamenta Alfonso Andria, che da presidente della Provincia di Salerno fu tra gli artefici dell’inserimento della Certosa nelle liste Unesco - Bisogna fare in modo che Osanna richiami l’attenzione sul ministro perché quell’intervento grida vendetta. Credo che ci siano tutte le condizioni per ricondurre la cosa alla ragionevolezza, e studiare forme di intervento più adeguate alla solennità del monumento». Sulla scia il sindaco di Padula Michela Cimino: «Per rispetto istituzionale ho aspettato le decisioni del Mic. Se Osanna ha dichiarato che quella scala non andava fatta, non posso far altro che condividere pienamente il suo pensiero». Intanto lunedì prossimo ci sarà il collaudo degli interventi alla presenza del direttore dei lavori Dora Bilardi.

«La scala era necessaria per adempiere alle richieste del Pon, ma è reversivibile, facilmente smontabile, – interviene Domenico Anania, ex funzionario tecnico della Certosa - E, soprattutto, lo stato dei luoghi è stato rispettato, non è stata aperta alcuna nuova finestra». Villani invita al dibattito: «I sistemi antincendi sono necessari anche nei monumenti, ma è importante, e su questo bisogna lavorarci, risolvere il problema della prevenzione incendi con sistemi il meno impattanti possibile. La soluzione sarebbe non fare niente... E in caso di incendio allora? Se ci facciamo guidare solo dal sentimentalismo e non dalla razionalità rischiamo di non centrare gli obiettivi». Angelo Paladino che ha acceso i riflettori sulla scala delle polemiche insiste: «Confido in Osanna, spero si decida presto per la rimozione, evitando che andiamo noi con pinze e chiavi inglesi».

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