Scarano, tesori rubati: il pm chiede quattro arresti

Scarano, tesori rubati: il pm chiede quattro arresti
di Angela Trocini
Domenica 1 Febbraio 2015, 22:19 - Ultimo agg. 2 Febbraio, 08:53
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SALERNO - Sono quattro, per la procura salernitana, i responsabili del furto e della successiva tentata vendita dei quadri e degli oggetti preziosi trafugati a casa di monsignor Nunzio Scarano. Il sostituto procuratore Elena Guarino ha anche chiesto la custodia cautelare in carcere per i fratelli Davide e Brando Pompili, Silvano Mazzone e Sergio Piperata, quest’ultimo socio di Massimiliano Marcianò e legale rappresentante della "Events & Travel srl".

Richiesta di arresto respinta dal gip De Simone e appellata, davanti al Riesame, dal pm. Secondo le accuse, Brando Pompili, Silvano Mazzoni e Sergio Piperata si sarebbero introdotti nell’appartamento salernitano di monsignor Scarano impossessandosi di monili d’oro, argenteria, quadri d’autore ed altri oggetti preziosi poi ritrovati (a seguito di una perquisizione delle forze dell’ordine) nella disponibilità di Mazzoni e Pompili che cercavano di operarne la vendita a collezionisti privati.

Ad aiutarli Davide Pompili che era in possesso di una memory card attraverso la quale mostrava le opere d’arte contrabbandate per originali (in realtà, da quanto si evince da due perizie, erano "croste"). Sin da subito si capì che a commettere il furto (gennaio 2013) erano state persone vicine a monsignor Scarano. Dalle intercettazioni si scoprì che la refurtiva era nelle mani di Brando Pompili. E, poi, servizi di Pg consentirono di individuare anche altre persone. Nel proseguire le indagini, l’attenzione degli investigatori fu indirizzata anche nei confronti di Massimiliano Marcianò (la cui posizione è stata archiviata).

E per timore di essere coinvolto in una vicenda che non lo riguardava, ebbe un colloquio con l’amico Piperata (registrandolo con il suo telefono cellulare) che ammise di aver sottratto le chiavi di casa Scarano dall’auto in uso al Marcianò all’insaputa di quest’ultimo. E di aver consegnato le chiavi a due sue conoscenze romane. Lo stesso Marcianò, ad ottobre 2104, si presentò al pm Guarino riferendo la confessione che Piperata gli aveva fatto dicendo di non conoscere le persone che avevano materialmente commesso il furto anche perchè Piperata «aveva molta paura di queste persone. Era terrorizzato». Un comportamento rirenuto ambiguo da monsignor Scarano che sta preparando una nota per denunciare alcune «singolari circostanze».







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