Tramonti, aggrediscono i vicini per un passaggio pedonale: a processo

La denuncia di cinque fratelli di Tramonti contro una coppia di coniugi

Un'aula di tribunale
Un'aula di tribunale
di Petronilla Carillo
Giovedì 11 Aprile 2024, 06:15 - Ultimo agg. 08:11
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Minacce e occupazione di suolo privato. Due persone finiscono a processo per una storia di confini violati e permessi non rispettati. Una querelle di vicinato, in campagna, e che ha vissuto momenti di forte tensione con minacce di morte, ingiurie, tentativi di aggressioni fisiche anche con l’utilizzo di armi (falci, roncole e bastoni). I fatti contestati e le violenze messe in atto, riconosciute dal gip del tribunale di Salerno, sono avvenuti a Tramonti nel 2020. A giudizio finisce una coppia, R.G. e B.M.A., difesa dall’avvocato Luigi dell’Uva. Il giudice per le indagini preliminari ha poi riconosciuto parti offese quattro sorelle e il loro fratello che hanno subito nel tempo le aggressioni, tutti difesi dall’avvocato Vincenzo Rispoli.

La vicenda giudiziaria nasce da una denuncia presentata dalle vittime in procura a Salerno dopo l’ennesima aggressione subita dalla coppia per il solo motivo di essere passate per una stradina pedonale che attraversare il fondo dei due coniugi. Stradina necessaria per arrivare al loro terreno e il cui passaggio era stato autorizzato dal pretore di Amalfi nel 1983 alla madre, ora deceduta, e all’epoca proprietaria del terreno che loro hanno poi ereditato.

«Da anni - hanno scritto i fratelli nella denuncia - ogni volta che passiamo per quella stradina subiamo violenze da parte del nostro vicino e della moglie.

Ci aggrediscono con minacce di morte ed ingiurie gravissime, con frasi in vernacolo aventi questo significato: “puttana, zoccola, ti devo uccidere, anche se vado in galera non mi interessa prima o poi ti ammazzo...”. In altre occasioni ci hanno anche inseguito con falce, roncole e bastoni proferendo frasi in dialetto del tipo “di qua non devi passare, ti dobbiamo ammazzare, farti a pezzi, ti dobbiamo mettere una corda al collo, puttana, zoccola, stronza...”». Una delle sorelle un giorno è stata anche colpita con un palo-pertica riportando lesioni poi certificate in ospedale. «Solo la nostra fuga - scrivono ancora i fratelli - ha evitato, in numerose occasioni, più gravi conseguenze. In altre occasioni abbiamo rinvenuto anche danni al nostro fondo, danni che ci sono stati poi riconosciuti in sede giudiziaria e risarciti».

Dopo una serie di ripetute denunce ai carabinieri «non abbiamo ancora ottenuto alcuna tutela a cose o persone, con pericolo grave ed attuale alla sicurezza di vita ed alla integrità psico-fisica e morale dei sottoscritti e del nostro fondo», scrivono nella denuncia depositata in procura le parti offese. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, il 19 agosto 2020 quando, scrivono i fratelli, «volendoci recare al fondo di nostra proprietà abbiamo trovato due lucchetti apposti all'accesso del loro fondo, per impedirci di arrivare alla nostra proprietà. Durante il periodo di raccolta delle castagne, ci impediscono sempre di accedere e raccolgono tutte le nostre castagne. In passato avevamo anche delle vigne e frutteti che col tempo abbiamo dovuto abbandonare per materiale impossibilità alla loro cura quotidiana, non potendo recarci al fondo liberamente ogni giorno».

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