Per ora è «un'ipotesi poco probabile», considerando che «la mutazione è intrinseca ai virus e di per sé non deve preoccupare». «Quello che deve preoccupare è che» la variante inglese di coronavirus Sars-CoV-2 «non abbia mutazioni multiple a livello strutturale», perché questa eventualità «potrebbe rendere meno efficace o addirittura inefficace il vaccino che a quel punto andrebbe rivisto. Ma non credo che ci troviamo in questa ipotesi». Lo afferma in un'intervista al 'Il Sole 24 Orè Guido Rasi, microbiologo dell'università di Roma Tor Vergata, fino a metà novembre direttore dell'Agenzia europea del farmaco Ema che ieri ha dato il via libera al vaccino anti-Covid di Pfizer/BioNTech. «Come ogni virus - sottolinea - anche questo ha una natura diabolica e la sua mutazione finora è stata quella di imparare a entrare ancora meglio nelle cellule e a replicarsi ottimizzando la sua struttura. Il lockdown in un certo senso gli ha fatto capire che doveva diventare più efficiente». Questo «ci dice una cosa molto chiara, e cioè che ora è fondamentale fare una campagna vaccinale rapida e massiva perché abbiamo visto che il virus quando va sotto pressione tira fuori la sua capacità evolutiva. E ora che arriverà il vaccino proverà a trovare nuovi modi per sopravvivere, ma quali saranno le mutazioni che farà purtroppo non lo sappiamo prima. Sappiamo però che quelle pericolose sono le mutazioni multiple contemporanee», e se la variante Gb fosse una di queste «allora ci dovremmo preoccupare» appunto perché «potrebbe rendere i vaccini meno efficaci o inefficaci. Una mutazione così sostanziale farebbe cambiare la personalità del virus e anche il modo in cui penetra nelle cellule. Diventerebbe quasi un altro virus», precisa Rasi.
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A quel punto «si dovrà seguire lo stesso metodo già utilizzato per sviluppare i vaccini - spiega l'ex numero uno dell'Ema - e cioè verificare verso quale parte del virus mutato le persone che si ammalano sviluppano gli anticorpi neutralizzanti.