Cam.Pel, la tecnologia batte i «pirati» del lusso

Qualità assicurata dalla sapienza artigianale e velocità di produzione garantita dai macchinari

Cam.Pel, la tecnologia batte i «pirati» del lusso
Cam.Pel, la tecnologia batte i «pirati» del lusso
di Giuliana Covella
Venerdì 5 Maggio 2023, 16:00
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Quanti sono i dipendenti che lavorano alla catena di montaggio? Quali sono i macchinari che vengono utilizzati per affiancare il lavoro dell'uomo? Come si fa a combattere la contraffazione? E come possono le nuove tecnologie coadiuvare l'operato delle risorse umane? Queste e tante altre sono state le domande che gli studenti dell'istituto tecnico industriale Marie Curie hanno rivolto ai responsabili della Cam.Pel, storico marchio di pelletteria con sede a Napoli est. In uno dei laboratori dell'istituto guidato dalla dirigente scolastica Gabriella Russo si è svolto il secondo incontro tra gli alunni della quinta G iscritti all'indirizzo di meccanica meccatronica, accompagnati dal docente Enzo Esposito, e gli imprenditori che hanno risposto a dubbi e curiosità dei ragazzi.

Una mattinata all'insegna del confronto e della formazione in vista della visita in azienda per toccare con mano le fasi del processo di produzione. Protagonisti del secondo appuntamento nell'ambito del progetto Scuola Impresa all'Iti di Ponticelli sono stati il titolare della Cam.Pel, Gianfranco Campanile, accompagnato ancora una volta dal responsabile Enrico Esposito, e gli studenti della quinta G, che hanno rivolto i loro quesiti su diversi aspetti della produzione, della lavorazione e della gestione del personale. A prendere la parola per primo Emanuele Vaccaro: «Quali sono le mansioni degli operai?». A rispondere è il titolare della ditta che - giova ricordarlo - produce piccola pelletteria di lusso come borse, cartelle, portafogli, portadocumenti, portamonete, organizer, porta biglietti da visita, portachiavi, astucci per strumenti da scrittura e per accessori hi-tech, e con la quale collaborano alcuni tra i maggiori marchi del made in Italy. «C'è anzitutto il tagliatore - ha spiegato Campanile - la cui storia in azienda inizia sin da quando si taglia la pelle a mano; poi c'è lo scarnitore, colui cioè che si occupa della scarnitura, un processo di lavorazione della pelle per liberarla dal carniccio e proseguire alla rifinizione. E ancora il lavoro di chi deve programmare le macchine per poter fare la cucitura; il banconista che ha il compito di montare tutti i pezzi e in questo caso ci vuole una certa maestria e conoscenza perché è fatto tutto a mano. Infine la figura di chi esegue il controllo qualità del prodotto». A chiedere quali siano i macchinari utilizzati per lavorare la pelle è Francesco Gaiola. «Si tratta sempre di apparecchiature di altissima tecnologia - è la risposta del patron di Cam.Pel - con i quali si decide anche qual è la posizione dei pezzi che devono essere tagliati per evitare sprechi di pelle». E «quali sono i vantaggi nell'utilizzo di queste tecnologie avanzate», è il quesito posto da Luigi Gisogni: «Il primo vantaggio è l'abbattimento dei costi - dice Campanile - ma questo in realtà ha un lato negativo perché fa perdere posti di lavoro e per noi ogni lavoratore è una risorsa da valorizzare. Chiaro però che i macchinari rispetto a 40 o 50 anni fa hanno una velocità di produzione immediata. Fermo restando che per il 60-70% la pelletteria rimane per fortuna un lavoro manuale. Bisogna in effetti trovare il giusto equilibrio: l'uomo e la macchina restano entrambi fondamentali per un prodotto di qualità». La necessità di trovare sempre più personale qualificato è la risposta alla domanda di Giuseppe Ascione, che chiede «se vi siano particolari difficoltà»: «Ci fa piacere fare formazione e da noi il 70% dei dipendenti ha meno di 35 anni, a dimostrazione che il nostro lavoro non s'insegna a scuola». «Come si fa a garantire la qualità?», si domanda Davide D'Apice: «Abbiamo quattro controlli qualità nella nostra fase di lavoro e un reparto ad hoc a cui spetta quello finale». «Quali software si utilizzano?», è la domanda di Luigi Rea, a cui risponde Esposito: «Ne abbiamo uno specifico tipo Cad sulla pelletteria, con un programma collegato direttamente alle macchine. Tutto viene programmato, ma occorre che la risorsa umana conosca il macchinario». 

Il tema della contraffazione è al centro del quesito di Dario Faticato. «La moralità è la nostra regola - sottolinea Campanile - con brand come Prada ad esempio da tre anni è inserito nel portafogli un microchip che dà la conferma dell'originalità del prodotto e ancora una volta c'entra la tecnologia». «Ma con l'avvento del 4.0 è cresciuta l'impresa in termini di personale?», chiede Antonio Incarnato. «La crescita è proporzionale ai carichi di lavoro - spiegano dalla Cam.Pel - dopo gli anni orribili della pandemia abbiamo ripreso i vecchi fatturati e il 4.0 ci ha solo aiutato nella crescita. Anche grazie alla produzione di mascherine che, con un materiale come il Tnt che avevamo già in sede, ci ha permesso di produrne più di 100mila e donarle alle associazioni». 

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