Desiré, l'opera prima di Mario Vezza miglior film italiano ad Alice nella Città

«Mostro la vera Nisida, ​il riscatto è possibile»

Una scena dal film Desiré
Una scena dal film Desiré
di Alessandra Farro
Domenica 29 Ottobre 2023, 09:30 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 17:22
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Il carcere di Nisida torna protagonista con «Desiré», l'opera prima del napoletano Mario Vezza, premiato come miglior film italiano ad Alice nella Città, sezione autonoma della Festa di Roma. Desiré, nel ruolo la giovanissima Nassiratou Zanre al suo esordio attoriale, è una sedicenne nata in Costa d'Avorio, residente al centro storico di Napoli, dove, sotto ordine della madre, spaccia droga. Arrestata, passerà due anni nel carcere minorile. Il tempo in detenzione le sarà più utile di quello trascorso nel mondo esterno per scoprire se stessa.

Nel cast anche Antonella Stefanucci ed Enrico Lo Verso.

Le scene in carcere sono state girate tra le mura di Nisida, le esterne al centro storico. Il film, prodotto da Cinema Fiction con Tnm Produzioni e il contributo della Film Commission campana, uscirà nelle sale il prossimo inverno. 

Vezza, la storia di «Desiré», di cui firma la regia insieme a Fabrizio Nardi con il contributo di Maurizio Braucci, è ispirata a una vicenda vera?
«Insieme a Fabrizio ho raccolto testimonianze tra le donne e gli uomini del carcere minorile, volevamo rendere la nostra protagonista realistica. Desiré prende vita da alcune di quelle storie mescolate insieme, tutte legate da un fil rouge: la difficoltà di trovare la propria identità. In noi era forte il desiderio di capire le dinamiche tra i detenuti in modo da riportarle in scena. Così, il film rispecchia davvero le condizioni, gli umori e le esperienze che si vivono durante la detenzione».

Nisida, il mare e gli adolescenti: non teme il confronto con il successo Rai Mare fuori?
«L'idea del film nasce a ridosso del 2018, ben prima che esplodesse il fenomeno della fiction. Purtroppo, siamo stati rallentati dalla pandemia, così la serie ci ha preceduto. In ogni caso, il nostro punto di vista è diverso da quello di Mare fuori che, essendo una fiction è destinata per definizione a un pubblico popolare, ha bisogno di narrare le vicissitudini del carcere in maniera diversa, più leggera e artificiosa. Non abbiamo mai avuto paura del confronto, piuttosto, grazie alla serie abbiamo capito cos'era meglio dire o non dire e come farlo. Poi, il mare nel nostro film rappresenta un mezzo per evadere, Desiré sogna il mare spagnolo, non quello napoletano».

In che modo il vostro carcere è diverso rispetto a quello della serie?
«Mostriamo come la protagonista venga aiutata molto di più in carcere che all'esterno. In detenzione riceve un'educazione, una possibilità di formazione, intravede un futuro, che altrimenti non avrebbe mai avuto la capacità di scorgere rimanendo per strada. Mostriamo come basterebbe predisporre strumenti educativi per i ragazzi a rischio, per evitare che finiscano in prigione, dovendo scontare anni di pena prima di poter uscire e applicare ciò che hanno imparato. In questi casi non si tratta di essere rieducati dietro le sbarre, ma di essere educati per la prima volta».

Quanto condivide Zanre con la protagonista?
«Non è stato facile trovare l'attrice giusta per il ruolo. Ci serviva una ragazza africana che avesse più o meno la stessa età della protagonista e che parlasse bene l'italiano. Zanre, a differenza di Desiré, è nata e cresciuta a Napoli da genitori africani. Con il suo personaggio condivide alcune problematiche identitarie che accomunano tutti gli adolescenti: non avere le idee chiare sul proprio futuro, ad esempio. Ha 16 anni e studia moda, è completamente integrata nella nostra società, anche se vive episodi di razzismo, simili a quelli della nostra protagonista». 

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