Joe Bastianich al Giffoni Film Festival: «Vorrei fare un film sugli immigrati istriani»

Joe Bastianich al Giffoni: «Farò un film sugli immigrati istriani»

Joe Bastianich
Joe Bastianich
di Maria Francesca Troisi
Giovedì 27 Luglio 2023, 13:58 - Ultimo agg. 14:15
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Imprenditore, personaggio televisivo, vincitore dell’ultima edizione di Pechino Express, cantante, chitarrista (ora impegnato nella tournée estiva con la band partenopea LaTerza Classe), Joe Bastianich, l’uomo che più di tutti è uno, nessuno e centomila, è uno degli ospiti di punta dell'ottava giornata del Giffoni Film Festival. Il restaurant man, che non ha certo paura di dire ciò che pensa, si sottoporrà al fuoco di fila delle curiosità dei giffoner, impazienti di incontrarlo in carne e ossa. Così c'agganciamo, e lo incontriamo in anteprima, oltre i tormentoni dall'accento americano e oltre quell'apparente durezza che è solo timidezza difensiva.

Bastianich al Giffoni, sa che i ragazzini non hanno peli sulla lingua: teme il loro giudizio?
«Un po' sì (sorride sornione), ma chi ha sempre dato giudizi senza filtri li sa anche accettare.

Sono pronto!»

Indispensabile è la parola che accompagna la 53esima edizione del festival, cos'è indispensabile per lei?
«Mi definisco uno storyteller, quindi la componente indispensabile è la verità. Trasmettere la verità quando si scrive, canta, intrattiene, è sempre la strategia migliore».

Che padre è?
«Bella domanda. Con la vita che faccio ho sacrificato il tempo, ma anche cercato di dare ai miei figli degli esempi su come sfruttare le loro potenzialità».

Ha vinto Pechino, è un’icona a Masterchef, è stato una Iena, ha ristoranti, produce vino, canta e suona: e quante ne fa!
«(Sorride). Cerco di fare le cose che mi appassionano, e di farle al meglio».

Le manca solo il cinema, ci ha mai pensato?
«In verità sì, ci sto lavorando».

Di cosa si tratta?
«Vorrei raccontare la storia della mia famiglia, degli immigrati istriani dopo la guerra, e di una cultura senza una terra. Attraverso le storie, anche di mia nonna, per soffermarmi su quanto sia cambiata la loro vita».

Intanto sta portando in tour per la Penisola il suo nuovo EP, ‘Silverado’ (tre inediti e quattro cover), realizzato con La Terza Classe: cos'ha in comune con il gruppo napoletano?
«La passione per la musica pop-country, una miscela sonora che unisce il folk e il bluegrass statunitense con le sonorità mediterranee».

Come ha scelto le quattro cover?
«In modo da agevolare il racconto, come l'omaggio ad Avicii (Waiting for love), che è stato capace di introdurre la tradizione nella musica elettronica, o Staying alive (Bee Gees) brano tratto da un film di italoamericani degli anni'70, o Relax (Frankie Goes to Hollywood), pezzo della mia gioventù. Insomma, ognuno di loro è stato aggiunto per un motivo».

Sanremo in gara, come lo vede?
«Se mi invitano, perché no, anche se è complicato, perché non canto in italiano».

Con chi sogna un duetto?
«Con Zucchero».

Perché lui?
«È l'unico capace di un equilibrio perfetto tra tradizione americana di blues e soul e italianità. Nella sua carriera ha fatto qualcosa di grandioso!»

Sente ancora l'ex spalla di Pechino, Andrea Belfiore?
«L'ho sentito poco fa, sta portando avanti un progetto musicale, e ci vediamo anche oggi, al post Giffoni!»

È stato per anni giudice di MasterChef Italia. Le manca quell’esperienza?
«È stato un bel capitolo, e continuo in America, ma in Italia vorrei dedicarmi ad altro».

Una volta per tutte, è vero che ha lasciato per dissapori con altri giudici?
«No, assolutamente no, siamo in ottimi rapporti».

A proposito di cucina, c’è un piatto campano che ama particolarmente?
«Amo la cucina partenopea, e complice il tour con la band, sono spesso a Napoli. Ieri ho mangiato pasta e patate e provola e poi le cozze. Il cibo campano... un'eccellenza!»

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