De Crescenzo, versione extralarge
per «Avvenne a Napoli»

Il box presentato al conservatorio, con un appello: la canzone partenopea sia patrimonio Unesco

Julian Oliver Mazzariello con Eduardo De Crescenzo
Julian Oliver Mazzariello con Eduardo De Crescenzo
Mercoledì 13 Dicembre 2023, 12:09
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La canzone napoletana in conservatorio: di per sè è una bella notizia, sintomo e simbolo dell'apertura del San Pietro a Majella voluta dal presidente Luigi Carbone e dal direttore Gaetano Panariello. E la notizia è ancora più bella se, a far (ri)entrare dalla finestra ciò che non è ancora entrato dalla porta provvede Eduardo De Crescenzo, la più bella voce maschile d'Italia, orgoglio della canzone italiana che superati i 70 anni (oggi ne ha 72), ha messo da parte per un po' i propri successi e il proprio lavoro cantautorale per misurarsi, da par suo con i classici partenopei, che gli appartengono per Dna. L'ha fatto con rigore da concertista classico, parola che ritorna in questo articolo come successo ieri sera, da «restauratore gentile» di un repertorio prezioso, anche se spesso maltrattato quando non ignorato.
Questo era il punto di partenza di «Avvenne a Napoli», il cd, più libro di Federico Vacalebre, pubblicato l'anno scorso da La Nave di Teseo. De Crescenzo, ed il suo straordinario compagno d'avventura, Julian Oliver Mazzariello, hanno riletto con gusto e competenza il repertorio dell'era d'oro della canzone verace, concedendosi un inizio fuori epoca con «Fenesta vascia», ed uno sconfinamento tardo novecentesco con «Munastero e Santa Chiara» e «Luna rossa», scritta da Vincenzo De Crescenzo, zio del cantante. Quel lavoro - portato in giro dal vivo con successo anche in festival di prestigio, come quello di Cristina Muti o la «Milanesiana», o scelto da Nicoletta Mantovani per ricordare il suo Luciano Pavarotti a Modena - torna ora, a mo' di strenna presentata a Napoli in anteprima assoluta, in versione extra large: un cofanetto, in tiratura limitata, in cui al cd ed il libro si aggiungono il doppio vinile e gli spartiti degli arrangiamenti firmati De Crescenzo-Mazzariello, con una densa introduzione di Vacalebre, anche in inglese.
E, dopo i saluti di Oliviero Toscani della Nave di Teseo, è toccato proprio al giornalista-saggista introdurre la serata chiedendo anche al conservatorio, dai suoi dirigenti ai suoi studenti, di farsi parte propulsiva del processo di richiesta perché «il piccolo mondo antico di cantaNapoli sia riconosciuto come patrimonio immateriale dell'Unesco. Finalmente si è riconosciuto come tale il canto lirico italiano, ma, se l'Unesco protegge e tutela i muretti a secco, i cori a tenores sardi e i mamuthones, sempre sardi, possibile che "Era de maggio" sia fuori da quella lista, come "Silenzio cantatore"?».
Teresa Armato, sostenitrice dell'iniziativa con l'assessorato al Turismo, ha ribadito, anche a nome del sindaco Gaetano Manfredi, l'impegno sul fronte Unesco, ma più di tutti hanno contato le parole di Eduardo De Crescenzo: il suo concerto è un racconto emozionante di come, quando e perché la forma canzone nacque e si esaltò a Napoli. Un racconto sublimato nel suo canto libero, sottolineato dal lirico pianismo eurocentrico di Mazzariello. Ma che bella notizia la canzone napoletana (con Eduardo De Crescenzo) a San Pietro a Majella.
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