Edoardo Bennato ad Unisa: «Non barricatevi nelle vostre certezze. Concedetevi il dubbio»

Tre ore di lectio magistralis del cantautore e pensatore libero su guerra, migrazioni e rock

Edoardo Bennato Special Guest all'Università di Salerno
Edoardo Bennato Special Guest all'Università di Salerno
di Barbara Landi
Giovedì 26 Ottobre 2023, 20:06
5 Minuti di Lettura

«Non trinceratevi nelle vostre certezze. Concedetevi i dubbi». È il messaggio potente di Edoardo Bennato, protagonista all’università di Salerno di una straordinaria lectio magistralis, promossa dal Dipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione (DISUFF) e dall’Osservatorio sulla Promozione del Benessere di ateneo. Tre ore no stop di dialogo fittissimo, per stimolare l’intelligenza emotiva, parlando di pace e di guerra, di testi e di musica, ma soprattutto di impegno geopolitico.

Non solo il cantautore, ma emerge il pensatore libero che si rivolge ai giovani, li interroga, li stimola.

«Quello che sembra non è quello che è vero», scrive sulla lavagna, quasi a definire un assioma cardine su cui si fonda la sua visione del mondo. A scandire il dialogo i videoclip, a partire dalla ballad “Pronti a Salpare” del 2015, brano dell’omonimo album vincitore del Premio Amnesty International Italia.

«Pronti a salpare, e se i tempi sono cambiati, resta il mondo da cambiare e anche noi privilegiati del sistema occidentale, pronti a salpare – recita Edoardo, muovendosi attraverso la platea – Una frase non rivolta ai disperati che attraversano il Mediterraneo, che scappano da una realtà che non solo non riusciamo a cogliere, ma neanche ad immaginare. Bisognerebbe andarci, in quello che noi chiamiamo terzo mondo, per capire i motivi per cui scappano.

Pronti a Salpare è rivolta a noi, perchè il nostro benessere e il futuro dei nostri figli non potranno in nessun mondo prescindere dalla soluzione dei problemi del terzo mondo, riducendo lo squilibrio enorme tra la fascia latitudinalmente privilegiata del pianeta e quella penalizzata».

Non una lezione, ma un dialogo, secondo Edoardo, sulla necessità di coltivare il dubbio da cui nasce il confronto con gli altri e la propositività.

«Corriamo il rischio che la sapienza, la cultura, diventi un bagaglio ingombrante, invece dovrebbe servirci in questo momento per individuare delle soluzioni. Le emergenze attuali ci impongono di eliminare le demagogie ed essere spietatamente pragmatici rispetto ai problemi della guerra e dell’emigrazione».

Le immagini scorrono, con videoclip che parlano di guerra, di conflitti, come quello in Ucraina, mentre disegna il planisfero terrestre, in quello che definisce il suo approccio latitudinale, ripreso anche nel suo libro, il Codex Latitudinis Girogirotondo: «Tutti i mali del mondo sono tra i due tropici, luoghi di 'scappamento' verso nord. La diversificazione è legata alla latitudine».

Sullo sfondo domina la Torre di Babele, copertina del concept album del ’76.

«È un immaginario scatto fotografico della famiglia umana che da millenni continua a fare la guerra perversamente. Le armi sempre più sofisticate, dall’uomo con la clava alle ordigni nucleari. È un esorcismo nei confronti della guerra. Un disegno della prima ora, dopo l’album i Buoni e i Cattivi in cui ironizzavo su questa superficiale classificazione dell’umanità, ho elaborato un concept album sulle emergenze del mondo, lo squilibrio mondiale e la tensione. Cosa sta succedendo su questo pianeta? Un’impresa audace cercare di decifrare quello che sta succedendo in questi giorni».

Il suo è un pensiero creativo e divergente, dissacrante e critico, capace di scuotere e spingere ad una visione della realtà alternativa. L’aula magna diventa così uno spazio per riflettere su pace, diritti di genere e ambiente, ma anche di critica politica.

Video

«’Siamo tutti sulla stessa barca, della stessa razza, ma i cattivi sono sempre ai posti di comando’: è un verso sarcastico – insiste – diamo per scontato che siano sempre i cattivi a comandare, ma è un comodo alibi. Quando ad Oslo si elegge un delegato, che sia un presidente o un assessore, non ci si limita ad eleggerlo, a votarlo, ma lo si controlla, la base è collegata al potere. Dove si è raggiunto un livello culturale e sociale alto, di emancipazione dei diritti di genere, la democrazia ha alla base la gente comune che pilota il potere, lo condiziona. Le fazioni politiche che in Italia si danno battaglia feroce, senza restrizioni di colpi, sembra non interessare molto il futuro dell’Italia: la loro emergenza è rimanere al posto di comando. Uno scontro per il potere».

Così, tutto “Quello che sembra non è quello che è vero”, perché tutto è in trasformazione.

«Noi stessi siamo in trasformazione. Oggi faccio lo sfacciato e cerco di spiegare da dove vengono i miei testi, articolo la mia proposta latitudinale. Vi propongo un'immagine drammatica, brutta, che stigmatizza la situazione attuale, spietata, tremenda – afferma Edoardo Bennato - Vediamo la spettacolarizzazione della guerra in Tv, ma siamo fortunati perchè non la vediamo da vicino. L'emergenza attuale ci impone di essere consapevoli, oltre la retorica. Parto dalla musica e poi arrivo ai testi che fanno parte del mio vissuto, delle mie speranze».

Il rock, quindi, inteso come provocazione per sviluppare una coscienza critica.

Le implicazioni dei testi della musica rock servono ad innescare meccanismi di reazione. Mi illudo di fare musica che affronta temi che riguardano noi stessi e un’umanità che sembra proiettata verso l'inferno nel 2023. Speriamo che il buon senso prevalga sull'estrema violenza. Il rock è un modo di vivere nella realtà. Per me è un'emozione intensa. È musica di tensione. Il Punk è folle, è l’esasperazione del rock, schizofrenico per provocare una società che si autoproclama sensibile ed acculturata: infatti non riusciamo ad impedire un'ipotetica terza guerra mondiale. Siamo un'umanità in pericolo».

E conclude, infine: «In Pronti a Salpare, affermo che quell’isola che non c’è, possa diventare realtà. È un'utopia, un sogno, ma se vogliamo noi umani possiamo realizzare qualsiasi sogno. Invece di crogiolarci, quell'isola dobbiamo conquistarla. È un inno ecologico».

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