Flabby, il nu soul made in Napoli

I Flabby: Ross Pellecchia e Fabrizio Fiore
I Flabby: Ross Pellecchia e Fabrizio Fiore
di Federico Vacalabre
Sabato 11 Gennaio 2014, 19:35 - Ultimo agg. 12 Gennaio, 09:54
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Non tutta la musica made in Naples suona napoletano. Non tutti i musicisti partenopei preferiscono le radici veraci agli orizzonti cosmopoliti. Rosario Pellecchia e Fabrizio Fiore, ad esempio, sia come dj che sotto l’egida dei Flabby, hanno sempre guardato ad un certo suono elegantemente black, come conferma il quarto album della band I’m feeling good today, appena pubblicato dalla Rnc music.



I ringraziamenti di copertina – si va da Roy Ayers a Curtis Mayfield, da Terry Callier a Paul Weller, da Donald Fagen a Michael Franks – confermano i gusti del duo (che in principio fu un trio con la presenza di Andrea De Sabato), anche se il cd è il più “partenopeo” della carriera della formazione, attiva ormai dal 1997.



Ross Pellecchia, con la sua voce da Cappuccino Kid mediterraneo, e Fabrizio Fiore, con la sua chitarra stilosa da night retromodernista, firmano tutti i brani, ma poi affidano a Antonio Fresa gli arrangiamenti degli archi, che permettono ai Flabby di aggiungere nuovo spessore ai propri brani, centrando un sogno antico, da pop bacharachiano in confezione di lusso. Con Fresa – vero motore del progetto tra pianoforte, tastiere e organi vari – negli studi Mad di piazza del Gesù è stato registrato il contributo di altri scugnizzi doc: Vittorio Riva alla batteria, Giulio Martino al sax, Gianfranco Campagnoli alla tromba, Gigi Scialdone al basso.



Curatissimo nei suoni vintage che guardano agli anni Cinquanta/Sessanta, ma anche al revival new cool degli Ottanta (Sade, Working Week, Swing Out Sister), il disco raccoglie canzoni pronte ad invadere l’etere: quello di dj radiofonico è, in fondo, il primo mestiere dei due Flabby, che con «Don’t break this heart of mine», singolo di lancio dell’album precedente «Anything can happen», erano arrivati sino al n. 1 della classifica jazz di iTunes.



Più jazzato che jazz, più vicino a Marione Biondi che a Ornette Coleman, il cd continua lo spostamento dei Flabby verso sonorità acustiche, mettendo da parte l’ispirazione lounge degli inizi che pure ha procurato diverse soddisfazioni, dalla cover di «Mambo italiano» con Carla Boni, a quella di «Babaluba shake» di Brunetta, entrambe sfruttate anche al cinema; ma anche a «The sea of you», usato dalla serie «Beaufitul» come un’eccezione che confermava la regola: nella storica fiction televisiva mai, né prima né dopo sono stati arruolati pezzi non composti appositamente. Un exploit internazionale del calibro di quello portato a casa piazzando «Flappy’s groove» nella colonna sonora di «Ocean Eleven».



«Anything can happen» oltre che in Italia, aveva centrato il numero 1 delle jazz chart anche in Svizzera, Grecia e Ungheria, piazzandosi bene anche in quelle di Giappone, Israele, India e diverse altre delle 25 nazioni in cui è stato pubblicato.

Il nuovo singolo «Let yourself go» lancia «I’m feeling good today» verso lo stesso successo tra canzoni d’amore e speranza, tra testi – in inglese – che parlano di fragilità emotiva e della complessità delle relazioni umane. Senza ricercare l’originalità a tutti i costi, il duo si diverte a definire un orizzonte alla ricerca di quella «Funk solution» che dà il titolo allo strumentale che chiude il disco, lasciando immaginare approdi più corposi e coraggiosi.



Quello che chiamammo acid jazz convive con la stagione soul jazz, ma sempre guardando alla danzabilità del progetto. Flabby: quando il new soul parte da Napoli.
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