Laura Pausini al Palasele di Eboli: «Un anno magnifico ma il meglio arriverà»

«Non canterei mai con qualcuno che non condivide i miei stessi principi e valori»

Laura Pausini al Palasele
Laura Pausini al Palasele
di Andrea Spinelli
Domenica 24 Dicembre 2023, 16:00 - Ultimo agg. 25 Dicembre, 17:28
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Santo Stefano con Laura Pausini al Palasele. In scena il 26 e 27 dicembre, infatti, l'italiana «más latina del mundo» plana ad Eboli con due anniversari a cifra tonda in agenda, i trent'anni di carriera festeggiati a fine inverno scorso e i cinquanta di anagrafe che compie il 16 maggio prossimo. In mezzo il nuovo album «Anime parallele», questo tour, e il titolo di persona dell'anno riconosciutole il mese scorso dalla Latin Recording Academy. Terza donna in ventiquattro edizioni a ricevere il riconoscimento dopo Gloria Estefan e Shakira e secondo artista di lingua non spagnola dopo Gilberto Gil. «Un'adozione legalizzata» la definisce lei, sovrapponendo l'eco degli applausi di questo tour nelle arene a quello dell'ovazione del Palacio de Congresos di Siviglia mentre la stella colombiana del reggaeton Karol G le consegnava l'ambitissimo riconoscimento.

Laura, soddisfatta della ricezione di «Anime parallele»?
«Il mio è un disco che racconta 16 storie, un disco che ho impiegato anni a realizzare e voglio che abbia una vita lunga, quindi, prima di fare un bilancio voglio prendermi tutto il tempo.

Con l'idea di andare controcorrente, invece di pubblicare i soliti 3 singoli all'anno, vorrei provare a cambiare singolo ogni 2 mesi per capire se così posso riuscire a far conoscere più storie possibile».

Nello spettacolo fa precedere «Io sì» da un filmato anti-violenza accompagnato dall'esortazione a denunciare le sopraffazioni. In questo delicato momento rap e trap sono nel mirino dei media per i loro contenuti misogini.
«Ma ci sono artisti trap e rap che non usano linguaggi mortificatori e violenti. Basta saperli scegliere. Alcuni di loro usano molto bene le parole e invece di denigrare, portano un messaggio molto convincente. Mai dire mai. Io, comunque, non canterei mai con qualcuno che non condivide i miei stessi principi e valori».

A proposito del titolo di «Donna latina dell'anno», s'è chiesta: perché proprio io?
«Penso sia stato fondamentale l'arrivo del presidente della Latin Recording Academy Manuel Abud, da sempre vicino alle donne nel campo artistico e musicale. Penso abbia anche inciso il fatto di aver presentato la scorsa edizione dei Latin Grammy a Las Vegas, perché quando si è trattato di votare per scegliere la persona dell'anno hanno tutti fatto il mio nome. Penso abbiano davvero studiato approfonditamente la mia carriera, perché al momento in cui mi hanno comunicato questo riconoscimento hanno fatto l'elenco di tutte le attività in cui ho voluto essere coinvolta in campo benefico in questi 30 anni, oltre alle caratteristiche e la portata delle mie tournée mondiali, i brani che in particolare ho scritto e prodotto personalmente tra i successi del mio repertorio».

Poteva arrivare prima o giusto così?
«Era l'anno giusto, c'è stato un forte segnale, prima donna italiana, terza donna dopo tanto tempo, la prima non di lingua spagnola nella storia dei Grammy. Il fatto che arrivi per i miei 30 anni di carriera è pazzesco e soprattutto è un grande onore».

Il suo primo ringraziamento è andato ai genitori. Biologici e no.
«Per primi non potevo non ringraziare i tanti genitori che ho. I biologici, appunto, che quella sera invece di andare al cinema hanno fatto l'amore e hanno creato me. E quelli che mi hanno cresciuta da quando avevo 18 anni, scegliendo la mia voce e le mie canzoni e ritagliandomi un posto nella loro vita».

Oltre a quella di Siviglia, altre due o tre notti da sogno di una carriera da sogno?
«La più emozionante di tutte sarà sempre quella della vittoria di Sanremo nel 93. Ma anche quella del 2006 in cui ho ricevuto il Grammy americano e quella del 2005 del mio primo Latin Grammy. E ancora quella del primo San Siro, nel 2007. E quella del concerto benefico di “Amiche per l'Abruzzo”. Ma come faccio a tralasciare quella in cui mi hanno dato il Golden Globe o quella in cui sono stata in corsa per l'Oscar?».

Come dicono gli americani, «the best is yet to come»?
«Il meglio deve sempre ancora venire. E se nel mio caso è già accaduto va bene così, mantenere il sogno è altrettanto impegnativo e io vivo per non annoiarmi mai». 

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