Massimo Pericolo primo in classifica: «Ma la fama toglie tutto»

Massimo Pericolo primo in classifica: «Ma la fama toglie tutto»
Massimo Pericolo primo in classifica: «Ma la fama toglie tutto»
Mercoledì 7 Aprile 2021, 09:58 - Ultimo agg. 8 Aprile, 10:31
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Lui il rapper - che nel 2014 venne arrestato per spaccio di marijuana e condannato a due anni di detenzione, tra carcere e domiciliari - indossa la divisa di un agente di polizia, se ne va in giro su una volante con su scritto il suo nome, riceve da un malvivente un mitra in cambio di un pacchetto di droga e con quell'arma prova a rapinare un portavalori: i sindacati di polizia, infastiditi, ne hanno chiesto la rimozione. Versi discutibili, come quelli di «Cazzo culo», dove se la prende con i debitori e dice: «Io quella razza là la estirperei / come i nazi con gli ebrei».

Ma Massimo Pericolo non è solo questo.

In «Solo tutto», il suo ultimo album, il gusto per lo sberleffo convive con l'anima più introspettiva di Alessandro Vanetti - vero nome del rapper varesino, classe 92 - tra la depressione che neppure i quattro dischi di platino delle hit dell'album d'esordio «Scialla semper» nel 2019 e il primo posto in classifica oggi sono riusciti a colmare, la terapia, i pensieri suicidi e gli amici persi. Nei pezzi emerge un certo malessere: «Tu fingi di essere depresso, fa figo / Io fingo di essere contento e fa schifo».

«Pensavo che i soldi mi avrebbero reso felice, invece così non è stato. La felicità dipende anche da altre cose», spiega lui: «Poterseli godere, quei soldi. La fama mi ha privato di tutto. Non posso andare al ristorante, al supermercato, in palestra: mesi fa ci è mancato poco che le bambine della ginnastica artistica entrassero nel mio spogliatoio. Ora, per allenarmi, me ne sono costruita una dentro casa. Essere al centro dell'attenzione mi fa soffrire. Il successo non è come me lo immaginavo. Anche se oggi ho una stabilità economica, una casa e una macchina. Prima per mangiare facevo di tutto, oltre a vendere il fumo. Cameriere, commesso. Ho anche spalato la merda dei cavalli in un maneggio».


m.m.

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