Kekko dei Modà: «Così sfidiamo i suoni trap & indie»

Modà
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di Federico Vacalebre
Sabato 5 Ottobre 2019, 09:15 - Ultimo agg. 09:40
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Mancavano da quattro anni i Modà e ora tutto è cambiato intorno a loro: hanno detto addio alla Ultrasuoni, etichetta che garantiva il supporto di tre delle maggiori radio italiane e ora anche discograficamente fanno riferimento a Friends & Partners, gigante del fronte del palco. Ma soprattutto hanno visto sparire il pop, di cui erano protagonisti freschi di successo, a favore del rap, della trap, del cosiddetto suono indie. «Testa o croce» è il disco con cui sfidano i tempi che stanno cambiando (non come cantava Dylan, purtroppo), ma Kekko Silvestre, mente, cuore, penna e frontman della band dalle origini napoletane (padre e nonni di Sant'Antimo) non ha paura della tenzone: «I tempi e i suoni cambiano sempre, ma poi i tempi passano e spesso anche i suoni, le mode. Oggi c'è meno spazio per il pop, cosa che significherà più spazio per noi: le belle canzoni tirano sempre, come i dischi suonati davvero, come il nostro».

Kekko, i suoni del nuovo disco sono ancor più romantici di quelli di «Viva i romantici», appena qualche tono country o qualche rockettino a variegare le melodie. Ma i testi, pur sempre da trottolini amorosi, sembrano cambiar tono narrativo, sin da singoli «Quel sorriso in volto» e «Quelli come me».
«Ho sentito il bisogno di fermare il mondo e scendere, senza mai uscire dal gruppo, sia chiaro: l'ho detto e lo ripeto, è più probabile che i Modà si trovino un nuovo cantante piuttosto che io faccia il solista. Il giorno che non esisteranno più i Modà scomparirà anche Kekko».

Torniamo alla «vacatio».
«Sette anni on the road ammazzerebbero chiunque, io ero bollito e avevo bisogno di normalità, altrimenti rischiavo di trasformare una passione in un mestiere, una routine. Mi sembrava che mi stessero rubando la vita, forse me la stavo rubando da solo, comunque ho rallentato, sono andato per locali ad ascoltare storie e persone, ho apparecchiato la tavola alle 19.15, ho giocato con mia figlia, mi sono goduto le partite del Napoli e le domeniche con gli amici. Così ho ritrovato anche le storie da raccontare, i personaggi per le mie canzoni».

Che, a tratti, sono gli stessi del tuo romanzo, «Cash», e del film che ne volevi trarre.
«È vero, c'è una contiguità tra quello che scrivo, le canzoni dei Modà sono tutte mie, il libro è andato bene e il film... non è ancora tempo, ma mi piacerebbe».

Modelli da cinefilo?
«Salvatores è il mio regista preferito, Mediterraneo il mio film del cuore. Ma mi piace molto anche Genovese».

Torniamo a bomba al «nuovo mondo» che aspetta i Modà. Ansia da prestazione?
«No, voglio fare quello che mi piace con le giuste dosi: invece di cento concerti ne faremo venti, invece di un disco ogni due anni uno ogni tre. Tanto in sette anni abbiamo già fatto quello che alcuni non faranno neanche in settant'anni, realizzando tutti i sogni che avevamo. Questa è l'inizio della nostra terza vita».

Prima vita la gavetta, seconda vita il successo, terza vita?
«Un percorso nuovo in cui non c'è niente di scontato. Per far riaccadere quello che è già accaduto bisognerà lavorare moltissimo, ma senza sovraesporci».

Radio Italia, Rds e Rtl 102,5 sono ancora sotto accusa?
«Ero frustrato. Le cose andavano bene e non capivo perché i nostri brani non passavano. Oggi credo dipenda più da scelte editoriali che da una questione di orgoglio. Mi scuso e le ringrazierò sempre per quello che hanno fatto per la mia carriera».

Già, ma difficilmente fare il diplomatico le convincerà a trasmettervi in heavy rotation.
«Vorrà dire che ci trasmetteranno altre radio, che useremo meglio il web, che andremo un po' in tv».

Torniamo al Kekko privato, allora: come vedi il Napoli quest'anno?
«Decisamente bene, Ancellotti ha capito che squadra aveva, ha lasciato andare chi non gli serviva e ha comprato con straordinario intuito: Manolas, Elmas, Lozano... Poi con il turnover motiva tutti, Sarri, invece, a volte era costretto a mettere in campo giocatori che ormai si sentivano fuori squadra. Magari non vinceremo lo scudetto, magari ci vorrà ancora un po', ma in Champions ci guardano come gli outsider a cui stare attenti: vuoi mettere?».

Tour nei palasport a dicembre (debutto il 2 all'Unipol Arena di Bologna) e marzo (il 10 tappa al PalaSele di Eboli).

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