Taylor Swift a Castelnuovo Cilento, sogno di una notte di mezza estate

C'è un antenato cilentano nell'albero genealogico della cantante dei record

Taylor Swift sul palco
Taylor Swift sul palco
di Leonardo Guzzo
Lunedì 7 Agosto 2023, 08:00 - Ultimo agg. 8 Agosto, 09:48
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Ve la immaginate Taylor Swift, forse la più grande popstar del mondo, una che quando se ne va in tour alza il Pil degli Stati Uniti, ondeggiare sui tacchi, in gonnellino e paillettes, nel cuore del Cilento? In mezzo alle rovine di una delle fortezze più suggestive e meglio conservate del Cilento, quella con la splendida torre circolare che sorge a Castelnuovo? Per quanto assurda possa sembrare, l'eventualità non rientra esattamente nel campo dell'utopia. Con Castelnuovo Cilento Taylor Swift ha più in comune che con le spiagge di Malibu o con le foreste giganti di Yellowstone. Nelle sue vene, pur se molto diluito, scorre sangue dei Galzerano e dei Baldi (di nome e di fatto): due tra le famiglie più avventurose di questo borgo di pietra caro ai normanni e agli angioini.

L'albero genealogico della cantante nata nel 1989 a Reading, in Pennsylvania, attesta che il nonno di sua nonna paterna, la signora Rose Baldi Douglas, era un'autentica celebrità tra gli italo-americani di Filadelfia a cavallo tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento. 

Carmine Antonio Baldi nacque a Castelnuovo Cilento nel 1862 da Vito Baldi e Rosa Galzerano.

Precoce «letterato», scriveva missive per i poveri contadini del posto e leggeva ai destinatari la corrispondenza proveniente dall'America. A Filadefia finì anche lui nel 1876, assumendo il nome di Charles e rendendosi protagonista in pochi anni di una favolosa parabola da «self-made man». Prima venditore di limoni al mercato cittadino, divenne proprietario di una cava di antracite e poi di una compagnia per la vendita del minerale; dall'esperienza di mediatore per favorire l'assunzione degli immigrati italiani nelle ferrovie americane gli derivò l'idea di fondare un'agenzia del lavoro, che fu in breve affiancata da una ditta di costruzioni, un servizio di onoranze funebri, un istituto di assicurazioni e una banca di depositi e prestiti. Nel 1906 divenne editore di «L'Opinione», il giornale della comunità italiana a Filadelfia, portandolo a straordinari successi di vendite. Per la sua attività editoriale nel 1907 fu insignito da re Vittorio Emanuele III del titolo di cavalieri dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro. Sostenitore delle campagne elettorali di diversi presidenti americani, da Theodore Roosevelt a William Taft, si battè per favorire l'immigrazione degli italiani e fu membro del «board of education» del distretto scolastico di Filadelfia fino alla morte, avvenuta nel 1930. Nel 2017 la sua residenza americana è stata designata «luogo di interesse storico» in Pennsylvania.

Da Charles Baldi e Louisa Sobernheimer, la moglie di origine tedesca, nacquero sette figli. Una era Louise, che sposò Charles Douglas e mise al mondo Rose nel 1920. A 22 anni, in piena seconda guerra mondiale, Rose Baldi Douglas si unì in matrimonio ad Archie Swift: ebbe tre figli, l'ultimo dei quali, Scott, nato nel 1952, è il padre di Taylor. La cantante dei record (oltre duecento milioni di dischi venduti, 12 Grammy Awards e primati su primati di permanenza in vetta alle classifiche americane) è attualmente impegnata nel mastodontico «Eras tour» che la porterà in Europa - e in Italia, a San Siro - nell'estate del 2024.

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Per adesso bisognerà accontentarsi della storia del ramo più celebre della sua famiglia raccontata da Charles Douglas III, pronipote di Charles Baldi, già deputato al Congresso degli Stati Uniti e giudice della corte suprema del New Hampshire. Il 9 agosto, nella piazza di Castelnuovo Cilento, presenterà Philadelphia's king of Little Italy, il libro che ha di recente dedicato al prozio, grazie ai buoni uffici del vulcanico editore Giuseppe Galzerano (omonimo e lontano parente di Rosa, la madre di Charles Baldi). Sarà l'occasione per rinnovare con la «culla» della stirpe un legame che già il capostipite si era preoccupato di tenere vivo, tornando in visita tra squilli di trombe e sventolio di bandiere giusto un secolo fa. Di fronte a questo capolavoro di coincidenze qualcuno non potrà fare a meno di accarezzare una speranza folle: perché non lei? Né lo zio lontano né il bis-bisnonno dai meandri del passato: lei. Che taglia con ampie falcate il cortile del castello ed esce sotto l'arco di pietra come dal palco di uno dei suoi concerti. Cantando i versi calzanti di «Exile»: «Tu eri la mia città e adesso sono in esilio, mentre ti saluto». 

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