The Kolors a Sanremo 2024: «VI faremo ballare»

«Maria De Filippi è come una mamma, la prima che ha creduto in noi»

The Kolors tornano a Sanremo
The Kolors tornano a Sanremo
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Lunedì 22 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 16:03
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Il pop, e non solo il pop, è fatto così: le discese ardite e le risalite. The Kolors esplosero nel 2015 vincendo «Amici». Impazzarono nelle radio con «Everytime», esordirono a Sanremo nel 2018 con «Frida (mai, mai)» che si classificò nona, poi... «Poi, e in questo mondo succede spesso, non capivamo che cosa fare, se avessimo ancora senso, se il nostro tragitto si fosse arenato», spiega Stash, alias, Antonio Fiordispino, classe 1989, da Cardito, che guida il trio composto dal cugino Alex alla batteria e la new entry Dario Iaculli al basso. Ora è facile dire che quel percorso non era avviato su un binario morto: «Italodisco» è stata la canzone regina del 2023, il tormentone assolto, il brano più trasmesso dalle radio, oltre 105 milioni di streaming e più di 45 milioni di visualizzazioni su YouTube. E «Un ragazzo una ragazza» con cui il terzetto torna in gara all'Ariston resta in zona: la cassa dritta, il groove...

Sanremo, però, non è Ibiza, Stash.
«Ma ha voglia di ballare e riconosce il suono The Kolors. E per una band è la cosa più importante che possa esistere.

Non volevano copiarci, ripeterci, ma quella palette del suono ci appartiene. La chitarra alla Prince, i fiati alla Al Jarreau, il ritmo anni Settanta...».

«Italodisco», «Un ragazzo una ragazza», ma anche il brano del 2018 che avevate dedicato a Frida Kahlo, sono frutto della tua amicizia con Davide Petrella, il napoletano dal golden touch, l'anno scorso firma della prima e seconda canzone classificata, «Due vite» di Mengoni e «Cenere» di Lazza. Oltre che di tanti altri hit.
«Con Davide non siamo amici ma fratelli, e dividiamo lo stesso percorso formativo: le band, le prove negli scantinati, un amore profondo per la musica. “Italodisco” nacque nel giro di un quarto d'ora, il nuovo pezzo ha avuto una genesi più lunga e articolata».

Ma non è stato bocciato da Amadeus l'anno scorso?
«Glielo avevamo fatto ascoltare in una fase embrionale, non andava bene. Poi ci abbiamo lavorato su a lungo».

Diciamo che il successo gli ha fatto cambiare idea?
«Le cose accadono quando devono, e per noi è la cosa più giusta in questo momento del nostro percorso».

Ci sono stati momenti meno positivi.
«È vero, alti e bassi. Ciò che ci ha spiazzato di più è vedere come una canzone abbia avuto la forza di raccontare e riposizionare un progetto di anni di lavoro e di studio, non sempre facili. Avevamo già avuto dei primi posti in classifica, ma niente di paragonabile a quello che è successo nel 2023. La prossima volta quei down me li godrò, perché servono a preparare il rinculo dal punto di vista artistico. Senza i momenti di down non avremmo avuto la spinta di chiuderci in studio e di ripartire con “Italodisco”».

Come cambierà il vostro approccio all'Ariston rispetto a sei anni fa?
«Siamo più consapevoli, sperò che la voglia di godersi ogni momento possa prevalere sull'ansia».

Nelle pagelle dei critici al primo ascolto siete andati forte. Qualcuno vi azzarda già sul podio, se non addirittura vincitori e destinati all'Eurovision.
«Magari... sarebbe il massimo, il triplo platino ottenuto con “Italodisco” in Polonia potrebbe aiutarci. Ma restiamo con i piedi per terra, i favoriti sono altri».

Chi? Annalisa? i Negramaro? Loredana Bertè? Angelina Mango? O Geolier che riporta la lingua napoletana in gara?.
«Ne sono felice, lui è un faro. E sono felice che Napoli, la sua musica, la sua cultura sia tornata un faro. La città se lo merita, se lo meritano i suoi artisti. Alle prove con l'orchestra stavamo settando i volumi ed il chitarrista è partito con il riff di “Yes I know my way”: si è aggiunto un basso, una batteria, poi, strumento dopo strumento, è venuta fuori una jam session magnifica. Zio Pino ci ha mostrato che cosa Napule è, una grande bellezza, e cosa non deve essere: una carta sporca di cui nessuno si importa».

Venerdì 9 febbraio, la sera prima della finale, c'è la serata cover. Un tuo post sui social aveva fatto pensare ad un ospite del calibro di Moby. Invece?
«Invece abbiamo un tecnico del suono, Alex Trecarichi, che è uguale alla star americana e ci abbiamo giocato sopra, come facciamo spesso: lo sfotttiamo, è quasi identico».

E se non Moby, chi sarà il vostro «+1»?
«Top secret, ma è un artista con cui avremmo voluto collaborare da sempre, lo abbiamo anche detto in diverse interviste. Affonderemo le mani nel passato, con brani che rimangono supercontemporanei».

Non è che si tratta di Umberto Tozzi, tra i protagonisti della prima «italodisco» con «Tu» e «Gloria»?
«No comment».

E dopo Sanremo?
«Non lo so, forse è sbagliato, ma ci stiamo preparando solo per il Festival. Abbiamo una nuova casa discografica, la Warner e tanta nuova musica pronta, ma non abbiamo programmi su quando e come farla uscire. Oggi per il mercato l'album non è più importante come lo è stato, e continua ad esserlo, per noi, per me. Ma mi piacerebbe far uscire un disco entro l'anno e, in ogni casa, ci sarà tanta musica griffata The Kolors».

A proposito chi sono i protagonisti di «Un ragazzo una ragazza»?
«Sconosciuti. Li abbiamo visti, con Petrella, alla stazione centrale di Milano. Si erano appena visti, non si conoscevano ancora, ma si guardavano come pronti per... prendersi. Lui doveva trovare le parole per agganciarla. È una storia, un racconto breve, un corto: quel momento lì, unico e irrinunciabile».

L'incipit fa pensare a «Salirò» di Silvestri.
«Mentre lavoravamo con Davide ce ne siamo accorti, ma l'idea non ci dispiaceva. Il nostro manager ha fatto sentire la canzone a Daniele: gli è piaciuta assaje».

La De Filippi ha ascoltato il pezzo?
«Certo. Maria è come una mamma, la prima che ha creduto in noi, la prima persona a cui mi rivolgo per un consiglio».

E la tua figlia, Grace, tre anni?
«Sì, devo stare attento che non la canti in giro e ci faccia squalificare».

Avevi raccontato di aver capito che «Italodisco» sarebbe esplosa quando l'hai sentita cantare da lei.
«Sì, per cui o Grace vuole fare la cantante oppure...». 

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