Maurizio Battista al teatro Augusteo di Napoli: «Risate da boomer e un po' nostalgiche»

«Mi piace tanto esibirmi, unisco l'alto e il basso, sono me stesso, mi racconto e mi diverto assieme agli spettatori»

Maurizio Battista
Maurizio Battista
di Stefano Prestisimone
Domenica 9 Aprile 2023, 12:00
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I suoi show durano quanto un concerto di Bruce Springsteen: 3 ore abbondanti. «Ma volano, a me sembrano venti minuti», dice sorridendo Maurizio Battista, che arriva martedì 11 e mercoledì 12 aprile all'Augusteo dopo una lunga serie di sold out. Il titolo del suo spettacolo è «Ai miei tempi non era così...», una frase che è un must dei boomers, categoria a cui appartiene anche il comico, 65 anni, origine ciociare, cresciuto a Roma nel quartiere San Giovanni.

Battista torna a Napoli con regolarità: «Mi piace tanto esibirmi davanti ad un pubblico considerato difficile per tradizione e competenza.

Ma io unisco l'alto e il basso, sono me stesso, mi racconto, mi diverto assieme agli spettatori», aggiunge.

«Ai miei tempi non era così...»: com'era ai suoi tempi, Battista?
«Ci si divertiva con poco, bastava un Super Santos e un gruppetto di amici. Oggi i ragazzi stanno ore davanti ad una consolle o una serie tv, senza muovere un muscolo e spesso tristemente da soli. Siamo veramente sicuri che il passato coincida con l'idea di vecchio e il presente con l'idea di un nuovo che ci costringe ad arrancargli dietro? Io non credo che la felicità consista in un profluvio di effetti speciali o di cellulari di ultimissima generazione. Prima si stava bene con meno, adesso si sta peggio con molto. In questo spettacolo passeggio sulla linea del tempo fra aneddoti e ricordi, interagendo con il pubblico».

In queste tre ore di show c'è anche musica?
«Assolutamente si, ci sono i Los Locos, quelli della Macarena, che fanno un mini concerto di quindici minuti con dentro tante hit degli anni Settanta, Ottanta e Novanta e la sala diventa come una discoteca con tanto di ballerine. C'è Daniele Quartapelle, al secolo Daniele Si Nasce, il sosia di Renato Zero che ha vinto Tali e quali show, che esegue due pezzi. E poi arricchisco i miei monologhi con inserti video e con oggetti di scena. Porto sul palco le catene da neve quando ironizzo sul passato, sulle assurde gite domenicali sulla neve, parlo delle differenze tra le cene al ristorante di una volta e quelle gourmet di oggi. Insomma, un colpo al cerchio e una alla botte. Giocandoci su e polemizzando. Ma anche, spero, emozionando».

La risata-nostalgia come antidoto al presente deprimente?
«Lo stato dovrebbe fare un monumento ai comici che fanno ridere davvero. Ma immaginate che valore possono avere tre ore di risate per il benessere psicofisico delle persone?».

A Napoli c'è in giro una clamorosa febbre da calcio. La data del 12 aprile all'Augusteo coincide con Milan-Napoli di Champions League.
«Nel mese di repliche al teatro Olimpico mi è capitato in contemporanea anche il derby Roma-Lazio. E vedevo 3 o 4 spettatori sempre con la testa chinata. Stavano guardando la partita sul cellulare. Ho detto loro: Aggiornatemi sul risultato. Poi domani tornate e il biglietto ve lo offro io. Sono romanista ma quest'anno il Napoli stramerita e sarà bello vedere la città già tinta d'azzurro».

Durante lo spettacolo regala un libretto a tutti gli spettatori. Di cosa si tratta?
«È un piccolo cadeau, un libricino di 50 pagine intitolato A cena con il prete (le confessioni di un uomo solo), un volumetto in mi racconto a ruota libera, mi confido e mi svelo a don Luigi con umorismo e ironia, e facendo tanta autocritica».

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