Avrebbe oggi compiuto 63 anni. Diego Maradona si è fermato al sessantesimo compleanno, alla festa organizzata il 30 ottobre 2020 - in piena pandemia - dai dirigenti e dai giocatori dell'ultima sua squadra, il Gimnasia La Plata, sul campo dello stadio. Per la sua morte sono otto gli indagati tra medici e infermieri. L'accusa è pesante: omicidio con dolo eventuale, reato che in Argentina prevede una pena dagli 8 ai 25 anni. L'inizio del processo è lontano. In attesa che si faccia giustizia il popolo maradoniano, dall'Argentina a Napoli, fa festa anche oggi. Come è accaduto in occasione del Mondiale vinto dalla Seleccion e dello scudetto conquistato dagli azzurri. Il Mito è eterno. E il prossimo omaggio avverrà in Cina, ad Hangzhou, che dista novemila chilometri da Napoli e ventimila da Buenos Aires. L'immagine di Maradona è stata scelta come simbolo del Sud Italia nel Padiglione Italia della Hangzhou Cultural and Creative Industry Expo, una delle quattro esposizioni di punta nel settore culturale e creativo in Cina. Sessanta Paesi invitati dal 23 al 27 novembre, prevista l'affluenza di trecentomila visitatori, ospiti d'onore nell'edizione 2023 Gran Bretagna e Italia. Maria Ferrara, Ceo dell'agenzia Wom, e l'ingegnere Bruno Grassetti hanno ricevuto l'incarico di curare il Padiglione Italia e per il Sud hanno scelto di affidarsi a trenta scatti di Maradona, realizzati dal fotoreporter del Mattino Sergio Siano.
Siano ha vissuto l'era Maradona con il padre Mario e il fratello Riccardo ai bordi del campo del San Paolo.
Spiegherà Siano all'Expo: «Oggi non si potrebbe immaginare un campione firmare per una squadra che niente ha vinto nella sua storia, come accadde in quel magico 1984. Maradona amava le sfide e quella di Napoli gli sembrò la più esaltante». Qui si sentì subito a casa, come disse con poco fiato e tanta emozione quando vinse il primo scudetto. «È diverso rispetto al Mondiale perché un anno fa ho vinto lontano dalla mia terra». Napoli la sentiva profondamente sua e con la città si è creata un'alchimia andata oltre la morte. C'è qualcosa di magico, come scoprì Spalletti, che tappezzò di maglie numero 10 il muro della sua stanza ufficio-camera da letto a Castel Volturno quando decise che doveva vivere qui e concentrarsi al massimo per vincere lo scudetto. E trovò l'ispirazione.