Salsano, con Mancini da Cava all'Inter: «Tifo per Menichini»

Salsano, con Mancini da Cava all'Inter: «Tifo per Menichini»
di Vanni Zagnoli
Domenica 16 Novembre 2014, 22:41 - Ultimo agg. 17 Novembre, 08:47
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Roberto Mancini torna all’Inter e con lui torna in pista anche un cavese da tempo emigrato al Nord. Fausto Salsano, 52 anni, sarà ancora una volta nello staff del tecnico nerazzurro. Eppure a Cava de’ Tirreni ha lasciato i parenti.

«Ci sono mia sorella Anna, 53 anni, factotum in un ristorante, e 4 fratelli: Angelo, 58 anni, Enzo (56), Luigi (48) e Nello, 43. E poi gli zii».

La squadra del suo paese è in serie D, una categoria sotto alla Salernitana…

«Tra le due squadre esiste da sempre una rivalità accesa. Vedo lo stesso campanilismo tra Parma e Reggiana, due categorie sotto i ducali».

La Cavese ha solo un grande passato?

«No, però ricordo la storica vittoria in serie B sul Milan, a San Siro, nel novembre ’82. In quella stagione sfiorò la promozione in A, peccato per la flessione nel girone di ritorno».

La scorsa stagione per i metelliani è stata ancora più travagliata.

«Quando si cambiano tre presidenti, quattro allenatori, tre direttori sportivi, la squadra ne risente. Ora con Agovino spero che possa risalire».

Ma la rosa vale la Lega Pro?

«La serie D è difficile da decifrare. Al contrario delle serie superiori, incidono tanti elementi, esterni e interni, che contraddistinguono il reale andamento, tecnico e agonistico».

La Salernitana, invece, è lanciatissima nel suo girone nella nuova serie C.

«Il fallimento societario del 2011 poteva essere micidiale, invece si è ripartiti immediatamente. La risalita graduale è culminata con la Supercoppa di Lega Pro Seconda Divisione: è il primo trofeo ufficiale nella storia del club, un buon viatico per il campionato».

Chi conosce tra i granata?

«Ci sono vari elementi noti, in rosa. Pestrin è stato a lungo in serie B, ottimo per la categoria anche a 35 anni: aveva carattere, tecnica. Lanzaro ha giocato anche in serie A. Mounard me lo ricordo nel Foggia, anni fa. Mendicino nella Lazio prometteva tanto, Gabionetta era arrivato addirittura al Torino».

Il bomber di inizio stagione, invece, è Calil. Ha sempre segnato parecchio, anche in serie B, come può essere finito in Lega Pro?

«Qualche elemento di classe stranamente non riesce a compiere il salto di qualità, lo dice la storia. Anche Pestrin meritava una carriera diversa».

Menichini coglierà la prima promozione della carriera?

«Glielo auguro, la squadra mi pare attrezzata. Per la Lega Pro il mister è una sicurezza, aveva fatto molto bene anche al Crotone, da subentrato a Corini: a Ferragosto ha preso il posto di Somma, che pure conosco. Seguo questo campionato con attenzione anche perché Gregucci è passato alla Salernitana: era stato con noi un anno a Manchester e poi ha fatto bene alla Salernitana. E l’amico Pancaro debutta con la Juve Stabia».

Lavora con Mancini dal 2004.

«Abbiamo condiviso il quadriennio all’Inter con tre scudetti e l’avventura al Manchester City».

Le manca Balotelli?

«Con Mario avevo un rapporto molto stretto, si confidava spesso, ogni volta gli ripeto sempre le stesse cose. È un ragazzo d’oro, al di là delle marachelle, ma bisogna stargli dietro».

Quale situazione ricorda più volentieri?

«Quella volta che l’aiutai a indossare la casacca in allenamento. Era in trance, non riusciva ad aprire quelle specie di bretelle, sembrava lo scherzo dell’ultimo dell’anno: su youtube è cliccatissimo».

Il mese scorso Mancini aveva incontrato a Firenze il presidente del Montreal Impact Saputo, lo voleva come allenatore del Bologna per cinque anni…

«Neanche lo sapevo. Eravamo in attesa di una nuova opportunità, adesso è arrivata».
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