«Noi siamo il Napoli». Francesco Calzona lo ha detto in conferenza stampa venerdì dopo il pareggio amaro con il Torino al Maradona e lo ha ribadito ieri mattina a Castel Volturno. Ad ascoltarlo stavolta non c'erano i media, ma i suoi uomini. Tutto in vista del big match di martedì sera a Barcellona che vale il pass per i quarti di Champions. Il concetto è stato amplificato ed è arrivato forte all'orecchio di Aurelio De Laurentiis che proprio ieri mattina ha fatto visita al tecnico ed alla squadra nel quartier generale azzurro. Il patron si è trattenuto a parlare con l'allenatore prima che questi tenesse a rapporto il gruppo. Facile immaginare la natura del dialogo tra i due. La strategia del tecnico resta invariata - forte anche del supporto societario - a prescindere dall'avversario che ci si ritrova di fronte, pur rispettandone il valore (ed il blasone) e magari approfittando anche dei tanti infortuni in casa altrui. L'allenatore punta a blindare la difesa (che continua a prendere gol anche sotto la sua gestione) alzando il baricentro della squadra, il livello di concentrazione dei suoi ed amplificandone l'autostima. Al resto poi ci pensano i fuoriclasse azzurri. Quello che sembra un paradosso diventa un corollario nel calcio di Calzona. «Noi siamo il Napoli e questa è una squadra di campioni» sembra riecheggiare nello spogliatoio prima che il tecnico metta il Barça sotto la sua lente di ingrandimento, analizzandone pregi e difetti al videotape.
Nessuna paura, a testa alta e con la forza delle idee.
L'allenatore sta lavorando per dare maggiori coperture a Meret e lo sta facendo chiedendo più coraggio alla squadra dalla cintola in su. Dovrà essere questo il leit motiv anche in terra catalana. Il Napoli dovrà provare a fare gioco, dettare i tempi, cercando di aggredire l'avversario per allungarlo costringerlo basso e trovare quegli spazi vitali e letali nelle maglie avversarie. Per farlo è necessario rodare i meccanismi, alzare i giri del motore, aumentare la rapidità del giro palla ed avere fiducia nei propri mezzi. La fotografia è proprio il gol di Khvicha Kvaratskhelia venerdì sera ai danni del Toro. Quando il georgiano ha deciso di spingere il piede sull'acceleratore, coadiuvato da Mario Rui che gli ha fornito assistenza, anche una difesa rocciosa come quella granata è stata costretta a capitolare. Ed è su questi concetti che sta lavorando senza sosta l'ex ragazzo di Calabria. Se poi ci sono interpreti come Kvara allora tutto può diventare più facile. Il georgiano è tornato a livelli dell'anno passato che gli sono valsi il titolo di miglior giocatore del campionato, miglior giovane della scorsa Champions oltre ad una candidatura al pallone d'oro (tra i tanti altri collezionati dal n. 77). Khvicha è in un magic moment e Calzona non chiedeva altro. Il georgiano ha centrato il suo decimo sigillo stagionale, segna da tre turni consecutivi (doppietta al Sassuolo, gol alla Juve ed al Toro) e sta dando il suo solito apporto anche in chiave servizio-assistenza (5 assist per lui finora). Ironia della sorte, Kvaratskhelia non ha ancora timbrato il cartellino in questa edizione di Champions. E chissà che non possa riuscirci proprio martedì contro il Barcellona che è uno dei top club maggiormente interessati al talento georgiano (per stessa ammissione del suo agente, Jugeli). Quando Kvara ha segnato con la Juve, però, ha esultato sotto la curva B facendo eloquenti segni con le braccia che lasciavano intendere: «Io resto qui». Toccherà a De Laurentiis blindarlo a maggio. Intanto se lo coccola Calzona che incassa anche buone nuove dall'infermeria. A Barcellona infatti Rrahmani torna titolare al centro della difesa e saranno disponibili pure Cajuste e Ngonge che saranno convocati e partiranno dalla panchina.