Lui, il primo capro espiatorio della triste situazione in campionato, è ora fuori dai giochi. E davanti a questo ora la piazza appare divisa: non solo i «Finalmente vai via», oppure i «Mangia il panettone altrove, vattene in pensione»; bensì ora si fanno già avanti i rimpianti: «Ci mancherai, Napoli non ti merita»; «Rimarremo sempre una squadra provinciale»; «Troppo piccoli per i grandi allenatori»; «Vergogna, esonerato il tecnico quando la colpa era della società e dei giocatori», si legge sul web.
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Non manca chi si scaglia ora ancor più duramente contro i giocatori, e in particolare su Insigne: «Sarà contento il capitano ora. A lui andava tolta la fascia e cacciato»; «Colpa di una squadra che non lo ha rispettato: tanti giocatori viziati e sopravvalutati»; «Carlo ha caricato su di sé le colpe che invece erano solo della squadra».
La polvere alzata sugli allenamenti troppo blandi e con quel paragone sempre vivo con l’ex comandante Sarri che aveva fatto sognare la città: Ancelotti è stato sommerso da voci brutali nei suoi confronti. Forse la differenza nei metodi di allenamento c’era, forse davvero Carlo era stato troppo fiducioso nei confronti dei suoi ragazzi: tante volte affidava loro il compito di saper leggere le situazioni in campo, così come fanno i grandi campioni che ha allenato in passato. Forse la squadra era abituata ad avere direttive precise e a imporre un gioco testato con i soliti titolari, fatto di passaggi mnemonici e meccanismi automatizzati. Cosa che il tecnico di Reggiolo non voleva, chiedeva piuttosto un approccio diverso a seconda dell’avversario. Anche perché nell’ultimo anno di Sarri si andava verso la fine di quel calcio spettacolo e si cercava qualcosa di nuovo per arrivare al traguardo sognato dalla città.
E l’anno scorso, nonostante lo scontento popolare per il mancato scudetto, è stato confermato il secondo posto con un gruppo che si è spinto oltre le sue potenzialità. Eppure stadio vuoto, critiche… che forse hanno spinto il club e tutti i suoi rappresentati ad alzare le aspettative dichiarando a voce alta, lasciando alle spalle persino la scaramanzia, di lottare per il tricolore. Ma Carlo - come tutta la squadra e la società tutta - non ha mantenuto la promessa, la classifica in campionato piange. E ha caricato su di sé le colpe di essere sotto le aspettative rispetto a quanto annunciato con troppa leggerezza in estate. «La sua colpa principale è stata quella di essere troppo ottimista anche sul mercato. O ci ha preso in giro», è questo il messaggio che gira da alcuni tifosi.
Ora però una nuova epoca: punti interrogativi su Gattuso, il web ancora non si sbilancia completamente. Gli anti-Ancelotti sono pronti ad acclamare qualunque nome in sua vece, ma gran parte del popolo ancora non emette sentenza sul nuovo tecnico. Si prova ad essere ottimisti: «Chiedevamo aiuto a San Gennaro… è arrivato intanto un altro Gennaro a proteggerci», è l’appello per il nuovo allenatore. Per accoglierlo nel migliore dei modi già si preparano le statuine a sua immagine e somiglianza sui presepi napoletani, e si invoca il Ringhio: «Forse lui può salvarci, col suo carattere forte». Questa la nuova speranza a Napoli.