Andrea Fortunato, difensore dalla carriera assicurata nella Juve e in Nazionale, si spense il 25 aprile 1995 per una grave forma di leucemia. Aveva 23 anni, uno in più di Khvicha Kvaratskhelia, il fantasista che sta facendo impazzire i napoletani. Chissà se Kvara conosce la sua storia e l'eredità non soltanto di affetti che ha lasciato. In un angolo da sogno della costa cilentana, Santa Maria di Castellabate, Davide Polito ha creato la Fondazione Fioravante Polito e il Museo del calcio, dedicato appunto ad Andrea. Pochi giorni fa, a Roma, si è rinnovato l'appuntamento del Premio Fortunato, consegnato a Luciano Spalletti. Un evento che non vuole essere mai una passerella ma l'occasione per riflettere sull'opportunità di introdurre il Passaporto ematico, ovvero quella serie di obbligatorie analisi da far effettuare agli atleti giovanissimi per scoprire eventuali malformazioni o malattie che potrebbero non evidenziarsi in successivi controlli e portare alla morte, anche su un campo.
Spalletti ha consegnato a Polito la maglia numero 77 di Kvara, quella bianca ispirata alla festa di San Valentino, con un bacio marchiato sul lato destro, indossata nella domenica della vittoria sulla Cremonese.
Andrea era un ragazzo come Kvara che sognava di diventare un campione. Nella pagina che gli dedica Wikipedia nel suo palmares vi sono lo scudetto e la Coppa Italia vinti dalla Juve nel 1995 ma lui già da un anno non si allenava e non giocava più. Quei successi glieli dedicarono i compagni, sconvolti dal dolore.