Ultras, ricatto al Napoli: «Un piano per colpire De Laurentiis»

L'ipotesi della Procura dopo gli scontri e l’ammutinamento delle curve

Lo stadio Maradona
Lo stadio Maradona
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 3 Aprile 2023, 23:38 - Ultimo agg. 4 Aprile, 16:30
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Hanno imposto il silenzio a migliaia di tifosi, con un doppio obiettivo: mostrare la propria forza in un momento in cui gran parte del mondo sportivo guarda a Napoli; ma anche provare a indebolire la società azzurra, colpendola in un momento decisivo nella storia di Champions e campionato. Strategia grossolana, ma drammaticamente efficace, almeno per quanto riguarda lo sfregio arrecato all’immagine della città, al Napoli e al suo progetto sportivo.

Un’azione su cui la Procura non sta a guardare. Un intero mondo di gesti, simboli e significati viene oggi passato al setaccio da parte dei magistrati del pool reati da stadio: si va dalla manifestazione civile in zona piazzale Tecchio, a poche ore dal match contro il Milan, a quanto avvenuto all’interno delle due curve nel corso della partita culminata nella seconda sconfitta casalinga del Napoli. Una sola regìa investigativa che punta a passare al setaccio gli scontri consumati tra due storici gruppi della Curva B, ma anche l’ordine di non tifare, di non sostenere la squadra di Spalletti, senza sottovalutare i cori contro De Laurentiis e quei bengala accesi in prossimità delle curve, a dispetto delle regole imposte in sede di comitati, sull’asse Roma-Napoli. 

Ma andiamo con ordine, a partire dalle ipotesi di accusa. Indagine condotta dai pm Battiloro, Castaldo, De Falco, De Simone, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato, si batte su due punti in particolare: violenza privata e estorsione, che sarebbero stati consumati nei confronti di quanti non hanno potuto sostenere la propria squadra (magari costretti a girarsi di spalle rispetto al campo o a lasciare i propri posti a un segnale concordato), ma anche nei confronti della stessa società azzurra, ora più che mai alle prese con frange di hooligans che governano le curve.

Ed è proprio su quest’ultimo punto che insistono le indagini del capo della Digos, il primo dirigente Antonio Bocelli. Proviamo a seguire il punto di vista degli inquirenti, anche alla luce di un andazzo che sta andando avanti da diverse settimane, sempre a proposito di sciopero del tifo: da un lato c’è il divieto di portare allo stadio bandiere e fumogeni non autorizzati; dall’altro c’è la decisione di creare un evento ufficiale in vista di una eventuale festa scudetto a Napoli. Due realtà in cui la società non fa sconti, forte dell’asse creato con la Questura e con il Comune di Napoli.

 

In sintesi, nessuno sconto ai teppisti di professione (e a quanti non rispettano le regole), nessuna interferenza nella gestione degli eventi. Come a dire: voi, con i successi del Napoli e con l’immagine della città, non avete nulla a che spartire; niente trattative con i mestieranti delle curve. Ed è in questo scenario che si sta consumando quella che potrebbe diventare una sorta di estorsione ai danni del Napoli, dettata anche dalla particolare congiuntura storica. Come ha dimostrato la brutta pagina di domenica scorsa, i veleni delle curve rischiano di condizionare in negativo il cammino della squadra di Spalletti. Certo non aiutano il Napoli in campo, ma creano un clima di tensione che rischia di danneggiare la squadra nei momenti cruciali. C’è infatti chi si dice pronto a rilanciare la sfida al Napoli di De Laurentiis anche in occasione dei prossimi appuntamenti di cartello, in Italia come in Europa.

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Uno scenario sul quale sono in corso verifiche, alla luce delle immagini raccolte in questi giorni dentro e fuori lo stadio di Fuorigrotta, ma anche sulla scorta di comunicati e interviste riprodotte da siti dedicati e canali social. Sono una quindicina i capi ultrà finiti nel mirino della Digos, come presunti responsabili della rappresaglia che si è consumata - in un crescendo di tensione - a partire da qualche settimana, come avvenuto contro la Lazio e, ovviamente, contro il Milan. 

Ma cosa chiedono alcuni soggetti a De Laurentiis? O meglio: cosa pretendono quelli che ieri hanno lanciato cori ingiuriosi contro il presidente azzurro? C’è chi ricorda che «la piazza è nostra», a proposito della volontà del comitato in Prefettura di creare un evento a numero chiuso (con tanto di prenotazioni) tra la basilica di San Francesco da Paola e Palazzo Reale; c’è chi invece sgomita per la gestione di interi lotti delle curve. Una battaglia di potere per il potere, in cui - bene chiarirlo - non c’è spazio per la passione per una squadra capace di incantare l’intero mondo sportivo.

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