Caro spesa, salgono i prezzi: alle stelle l’olio extravergine

L’inflazione galoppa a Rieti
L’inflazione galoppa a Rieti
di Luca Telli
Martedì 16 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo agg. 19:37
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Generi alimentari, prodotti per la casa e l’igiene personale: i prezzi non scendono. Nell’ultimo anno, da marzo 2023 a marzo 2024, sono infatti rimasti in larga parte invariati. Per alcuni la flessione è lieve altri, invece, hanno raggiunto costi impensabili dodici mesi fa. Così mentre si rafforza lo shrinkflation, fenomeno denunciato già da tempo da AltroConsumo «che consiste nella tendenza dei produttori a ridurre la quantità di prodotto all'interno delle confezioni, mantenendo però il prezzo sostanzialmente invariato». Un esempio? Le bottiglie di olio di produzione industriale in confezione da 75cl piuttosto che un litro.

Nel clima che mette sotto pressione le famiglie, più convenienti risultano ancora i discount tradizionali ed i soft discount (quelli dove è possibile trovare prodotti brandizzati e non), anche se la forbice con alcuni supermercati tradizionali (quelli appartenenti alle grandi catene) si è assottigliata per via di nuove linee di prezzo decise per contrastare l’effetto della crisi. Linee di prezzo che si risolvono in prodotti di largo consumo venduti a costi più bassi rispetto a quelli di mercato. L’esempio più significativo di prezzi al bancone in salita è quello dell’olio extravergine di oliva, che fino a un anno fa era possibile trovare ad un prezzo medio di 5,90 euro/litro, mentre ora viaggia poco al di sotto dei 10 euro, con un aumento del 69%. Percentuale che cresce fino a sfiorare l’80% per alcune marche.

Le ragioni principali sembrano legate a due fattori: l’aumento dei costi per il confezionamento (vetro e plastica da imballaggio) e trasporti (benzina), e la scarsità del prodotto, con raccolti sottodimensionati in una larga fetta dei paesi produttori: nella Tuscia il 2023 ha segnato -70% di produzione.

In aumento, su base annuale, anche il prezzo della farina: un kg passa da una media di 0,89 a 1,10 (con picchi di 1,40): + 23%. Crescita più contenuta per il pane, che non subisce grosse oscillazioni dalla media di 2,35 euro kg. In linea anche il prezzo della carne rossa, +4% invece per il petto di pollo: 11,50 euro al kg, con il massimo in discesa. Restano alti i costi anche di frutta e verdura, per i quali però il vero banco di prova sarà l’estate, con gli effetti della crisi idrica che nelle regioni del sud Italia ha già iniziato a farsi sentire, in anticipo rispetto alla media. E del pesce: un’orata da allevamento non scende, salvo offerte, sotto i 10,90 (picco di 14,90).

Se nel comparto dei freschi gli aumenti sono più contenuti, e non mancano casi in cui i prezzi scendono, diverso è il discorso per tutto ciò che viene venduto in plastica, vetro e metalli: dalle marmellate, alla passata di pomodoro (ormai è difficile trovare una confezione al di sotto di 1 euro, +12%), ai legumi. Ceci e fagioli, per esempio, hanno registrato rincari in tutti i tipi di distribuzione: passando da un prezzo compreso tra 0,45 e 0,65 nel 2023, a 0,80 – 1,15 nel 2024. Tra i prodotti no food, infine, il primo posto nella classifica per i rincari spetta alla carta igienica, il costo medio di una confezione da 12 rotoli è salita da 3,99 euro a 5,99: +50%. Subito dietro i detersivi per lavastoviglie e lavatrici.

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