Napoli, voragine al Vomero: «Economia in ginocchio è incubo licenziamenti»

Crolli e smottamenti: l’allarme di commercianti, artigiani e imprenditori

La voragine al Vomero
La voragine al Vomero
di Gennaro Di Biase
Domenica 10 Marzo 2024, 23:00 - Ultimo agg. 12 Marzo, 07:38
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Migliaia di vite e un indotto nel fango. La fotografia attuale del Vomero mostra un’area spettrale, che si sta piegando in ginocchio. Via Solimena, via Morghen e via Bonito: strade dissestate anche dal punto di vista economico. Col passare delle settimane (la maxi-voragine al civico 63 di via Morghen risale al 21 febbraio), gli affari cominciano a risentire gravemente dei dissesti. C’è chi ha perso oltre il «50% del lavoro». Non solo il dramma degli sfollati che – all’indomani del disastro – hanno trovato soluzioni temporanee che stanno diventando insostenibili. C’è anche il calo di indotto. Tanti titolari annunciano possibili «riduzioni del personale». La frana dell’altro ieri, poi, ha causato nuovi danni alla pizzeria Troisi: «Non riapriremo più», dicono.

Dal deposito della pizzeria di Gabriele Troisi in via Solimena 3, l’altro ieri l’acqua ha sputato un frigorifero di 2 metri. Una violenza terribile, che è tornata a devastare il suo locale: «Dalle informazioni – racconta – avrebbe ceduto il terrapieno su cui c’era il by-pass della fogna. L’acqua quindi è entrata nel muro portante del palazzo, nel b&b, ha percorso le scale ed è arrivata al mio magazzino, inondandolo di mezzo metro. Quindi ha iniziato a uscire dalla porta blindata, che è esplosa, buttando in mezzo alla strada un frigorifero a colonna da cucina alto 2 metri. Non un mobile leggero. Le possibilità di riaprire la pizzeria sono nulle. Siamo stati abbandonati. Sarò costretto a comunicare la chiusura definitiva dell’attività. Lavoreremo per il catering e come laboratorio. Ho già dovuto licenziare 4 dipendenti. Ho un figlio di 3 anni: non so come mantenerlo dal mese prossimo. Siamo con l’acqua alla gola, letteralmente. Passeranno anni prima di eventuali risarcimenti. Intanto galleggiamo in un mare marrone. Ero tornato a Napoli 3 anni fa.

Credo che me ne andrò dall’Italia. Sono sfiduciato da come vanno le cose qui».

Stefano Grillo ha 48 anni e una tipografia in via Solimena 13, off-limits dal 21. «Sto cercando di mantenere i contatti con i clienti dal pc – dice – Nessuno ci ha dato tempistiche per i rientri. Nel pomeriggio dell’altro ieri, dopo la seconda frana, è stata coperta tutta la voragine. Mi domando perché non lo abbiano fatto prima. Gli altri sono fuori casa e non sanno come dormire. Io sono fuori dal negozio e non so come mangiare. Sto lavorando meno della metà di prima, e ringrazio il proprietario che è stato disponibile».

È un’area piena di locali, quella che va da via Morghen fino a San Martino. La movida serale è folta e di target elevato. «Gli affari sono calati, c’è una mancanza di comunicazione, che ci danneggia – racconta Antonello Pizzo, proprietario di Cantina La Barbera, noto ristorante a due passi dalla voragine – Abbiamo perso diverse prenotazioni di clienti spaventati. Altri prenotati hanno difficoltà logistiche e hanno disdetto: qui non si parcheggia più, visti i dissesti stradali. Questa voragine finora ci è costata il 50% del fatturato in un mese, svariate migliaia di euro. Di notte, l’illuminazione pubblica è ancora interrotta. Abbiamo comprato luci di tasca nostra. Se la situazione non migliorerà, ridurremo il personale. Non escludiamo le vie legali, ma speriamo che questa resti un’ipotesi». «Sta diventando un’area fantasma – dice Michele Del Vecchio, direttore artistico di spazio Tangram in via Bonito – Ho una scuola di fotografia e le difficoltà ad arrivare sono sempre maggiori. La sera del 20 ci fu un evento in un bar con centinaia di persone. Finì tutto 3 ore prima della voragine. Una tragedia evitata per un pelo».

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Al Vomero manca la terra sotto i piedi. «Ho perso tutto e aspiriamo il fango da più di dieci giorni – esordisce Giamaria Allevato, del civico via Solimena 9 – Mia figlia di 15 anni e la mia ex moglie hanno perso la casa e tutto quello che avevano dentro. Hanno rischiato la vita e riportato danni fisici: sono piene di lividi. Le salvai io: quella notte, accorsi sentendo le loro urla e misi una scala sotto alla finestra. Sono sfollato anch’io, da vico Gradini San Martino 4. Ho due case distrutte, di cui una casa vacanza, la cui attività era partita poche ore prima della frana. Vorremmo un aiuto sulla casa dal Comune, che ci ha intimato di mettere in sicurezza i luoghi con una perizia. Ma se non si aspira il fango, il perito non può arrivare. Di fatto non riusciamo a pulire, nonostante un fondo di 50mila euro. Oltre alla voragine, sono arrivati altri tre allagamenti. Nonostante i lavori d’emergenza indetti dalle istituzioni, l’acqua continua ad arrivare da noi, compreso il gravissimo allagamento di ieri mattina».

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