Avellino, medici e infermieri «No vax»
a quota 70 e 52 sono del Moscati

Avellino, medici e infermieri «No vax» a quota 70 e 52 sono del Moscati
di Antonello Plati
Mercoledì 1 Settembre 2021, 09:08 - Ultimo agg. 10:50
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Si allarga il fronte degli operatori sanitari no vax in servizio presso gli ospedali irpini. Un'altra ventina di nominativi sono stati comunicati all'Azienda ospedaliera Moscati di Avellino dalle Asl territorialmente competenti in base alla residenza dei soggetti finiti sotto la lente di una commissione istituita ad hoc per non aver ottemperato all'obbligo vaccinale contro il nuovo coronavirus. In tutto, siamo a quasi 70 tra medici, infermieri e operatori sociosanitari (Oss) che pur non essendo vaccinati continuano a stare a contatto coi pazienti negli ospedali e negli ambulatori della provincia di Avellino. Di questi, almeno 52 (il dato potrebbe essere presto rivisto al rialzo) sono in servizio all'Azienda ospedaliera Moscati, 32 sono residenti in provincia di Avellino mentre gli altri vivono in altre città della regione.


Alcuni di loro, lavorano in pronto soccorso, quindi a contatto quasi ogni giorno con pazienti positivi al Covid-19. Altri 16 sono in servizio negli ambulatori, nei presidi territoriali e negli ospedali di competenza dell'Asl di Avellino (Frangipane di Ariano Irpino e Criscuoli di Sant'Angelo dei Lombardi). A tutti, così come previsto dalla procedura, è stata inviata una lettera di richiamo (via Pec o raccomandata postale) al ricevimento della quale sono scattati i 5 giorni di tempo utili o a ottemperare all'obbligo o a presentare una certificazione clinica che attesti comprovati motivi di salute per l'esonero. Per motivi non comprensibili, le direzioni strategiche di Asl e Moscati hanno eretto un muro di gomma. Conclusi gli accertamenti sui no vax, è infatti calato un preoccupante e alquanto strano silenzio sui provvedimenti assunti o meno dalle aziende. Come noto, per chi continua a perseverare, rifiutando il vaccino anticovid senza avere una valida motivazione (attestata, come detto, da una certificazione clinica), dovrebbe scattare o la sospensione fino al 31 dicembre (senza retribuzione) o l'assegnazione a un'altra mansione non a contatto con i pazienti. Ma né il direttore generale dell'Asl, Maria Morgante, né quello del Moscati, Renato Pizzuti, rendono noti gli esiti delle verifiche.

Sia in valori assoluti sia in percentuale, desta maggiore preoccupazione la situazione dell'Azienda ospedaliera Moscati. In totale, tra gennaio e marzo a Contrada Amoretta sono state vaccinate oltre 2mila dipendenti: circa 1600 sanitari e 466 non sanitari (amministrativi e dipendenti di ditte esterne). Quindi più del 3 per cento di chi lavora a contatto coi degenti ha scelto di non immunizzarsi contro il Covid-19. Le parti sociali hanno espresso posizioni poco nette, tentando di tutelare sia i vaccinati sia i no vax. I confederali hanno ribadito che «la posizione della funzione pubblica è quella di essere a favore della campagna vaccinale anticovid e del rispetto della legge».

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Sollecitando le aziende sanitarie e ospedaliere «sulla necessità di mettere in atto una corretta campagna di informazione sull'importanza della campagna vaccinale, convocando le assemblee per poter veicolare il più possibile una corretta informazione sui vaccini». Il segretario generale della Uil Fpl, Gaetano Venezia, ha manifestato «tutto il rispetto per la decisione di non vaccinarsi», ricordando, però, che «ovviamente resta il fatto che trattasi di personale sanitario, purtroppo, a contatto con pazienti che si rivolgono alle strutture pubbliche per le cure del caso».
Il sindacato delle professioni infermieristiche, Nursind, con il segretario aziendale Michele Rosapane ha messo in evidenza un altro aspetto, quale conseguenza delle sospensioni (fino alla fine dell'anno) che prima o poi saranno comunicate da Asl e Moscati: «Il punto sostiene Rosapane è che bisogna fare i conti con le conseguenze che porterà la sua applicazione». In quanto, osserva il sindacalista, «siamo già in grave sofferenza di personale sia infermieristico che medico. Qualcuno si è posto il problema di come possa essere sostituito considerata la lentezza delle procedure concorsuali? Si rischia di aggravare l'emorragia di personale in un contesto di emergenza pandemica come quello attuale. Ripeto, è giusto applicare le norme ma bisogna anche trovare soluzioni per contrastare gli effetti negativi sull'organizzazione».
 

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