«Sulla morte del povero Mimmo la magistratura sta facendo tutti i rilievi del caso. Io vorrei che si indagasse a fondo su un aspetto certo: perché il lavoratore era in azienda alle 22 del giorno prima ed è tornato alle 6, poco dopo la tragedia? Questa è una situazione che non deve mai verificarsi. Domenico a quell'ora doveva stare al fianco della moglie e non di nuovo nello stabilimento. Quella mattina non doveva essere al lavoro».
La denuncia del segretario della Fiom Cgil di Avellino, Giuseppe Morsa, rispetto alla morte di Domenico Fatigati alla Stellantis di Pratola Serra è netta.
A raccogliere e rafforzare le parole del collega, prima di entrare nel merito della proposta presentata a via Palatucci, il segretario della Fim Cisl, Luigi Galano: «Per legge e per contratto sono previste 11 ore di stacco, funzionali per il recupero fisiologico tra un turno e l'altro di lavoro. Considerato il carico che si svolge nelle officine metalmeccaniche è giusto e doveroso rispettarlo. Quando questo non succede la stanchezza potrebbe essere una concausa al realizzarsi di eventi drammatici come questo».
Tutti d'accordo, dunque, sul fatto che vada adottato ogni sistema possibile affinché i lavoratori possano tornare a casa sani e salvi. Del resto, la sicurezza non può essere un terreno di scontro, e sulla necessità che le criticità siano affrontate riferimenti sindacali e delegati aziendali hanno espresso una posizione condivisa. Proponendo l'istituzione di una commissione provinciale sulla sicurezza sul lavoro e una serie di break formativi sulla prevenzione nei luoghi di lavoro. «Abbiamo presentato un documento - afferma il segretario della Uglm, Ettore Iacovacci - per far capire che in questi momenti l'attenzione deve aumentare ancora di più. Il direttore Ventre ha valutato i punti e mostrato comprensione. Sicuramente avremo un riscontro. Speriamo che le aziende possano investire di più sulla sicurezza, mettendo in conto non solo le consulenze». Lo scopo di questa commissione, secondo il riferimento della UilM, Gaetano Altieri, è «esaminare la situazione che si registra all'interno delle aziende, anche alla luce di quanto è successo».
«Crediamo necessario - dice - promuovere una formazione e un'informazione più intense ed adeguate tra i lavoratori. Datori di lavoro e maestranze devono comprendere l'importanza di questi passaggi. Chi va a lavoro non può correre il rischio di non tornare a casa o di farsi male». Infine, per il segretario della Fismic, Giuseppe Zaolino «Confindustria deve sapere che in provincia di Avellino pretendiamo di più». E aggiunge: «Vogliamo che si alzi l'asticella su verifiche e procedure. Fabbrica per fabbrica va redatta una mappa del rischio. Se all'ex Fma, dove si è investito tanto in questi anni, è successo ciò che nessuno si aspettava, è segno che serve maggiore attenzione. Mi preoccupano, soprattutto, le piccole e medie aziende dove, per una serie di motivazioni, i rischi possono aumentare. Basta morti sui luoghi di lavoro, dunque, mettiamo da parte la ricerca di guadagni superiori e investiamo in sicurezza».