Inchiesta sulla morte alla Stellantis: via alle convocazioni

Al vaglio la questione dei turni di lavoro

Inchiesta sulla morte alla Stellantis: via alle convocazioni
Inchiesta sulla morte alla Stellantis: via alle convocazioni
di Alessandra Montalbetti
Martedì 27 Febbraio 2024, 09:53 - Ultimo agg. 19:30
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Incidente mortale alla Stellantis, pronte già le prime convocazioni presso il Comando provinciale di via Brigata e presso la stazione dei carabinieri di Pratola Serra.

Il pubblico ministero titolare dell'inchiesta Luigi Iglio, ha già firmato la delega ai carabinieri del nucleo operativo del comando di via Brigata per avviare le convocazioni e proseguire con ulteriori acquisizioni di documentazione necessaria ai fini investigativi. 

I primi ad essere ascoltati - come persone informate sui fatti - saranno i colleghi di Domenico Fatigati, il 51enne deceduto giovedì mattina alle 7.40 nello stabilimento Stellantis di Pratola Serra mentre tentava di far ripartire il macchinario che smista il basamento motori.

In quest'area Domenico Fatigati era entrato giovedì mattina alle 6, fino a quando si è presentata un'anomalia da risolvere. 

Domenico è entrato nell'area smistamento motori sembrerebbe da una porta secondaria per risolvere il problema, ovvero rimuovere un basamento rimasto incastrato e finito fuori asse che aveva bloccato il nastro trasportatore e garantire così la ripresa della produzione.

Ma una volta che Domenico ha risolto la problematica tecnica la macchina si è rimessa in funzione e sarebbe stato travolto, dapprima infilzato per poi essere schiacciato con ogni probabilità da un altro basamento, senza dargli via d'uscita. 

Stando ad una prima ricostruzione sembrerebbe che Domenico sia stato travolto da un traslo (un'attrezzatura meccanica utilizzata per trasportare carichi e sollevarli all'altezza richiesta dal magazzino), che lo ha dapprima infilzato e poi schiacciato. Il traslo preleva i pezzi che arrivano in accumulo nel magazzino. Procura di Avellino, carabinieri del nucleo operativo e gli uomini del Nil (nucleo infortunio sul lavoro) dovranno ricostruire al meglio le procedure standardizzate di manutenzione, che tipo di mansione prevedeva il contratto di Fatigati, la turnazione e la vicenda del subappalto affidato alla Ms Automazione di Foggia dalla Lam di Fano Pesaro Urbino. Gli inquirenti dovranno accertare se tra i compiti di Domenico rientrava la manutenzione delle macchine in movimento il pronto intervento o solo la cosiddetta manutenzione a campo con le macchine spente.

Ed ancora da chi ha ricevuto gli ordini quella mattina, che tra l'altro doveva essere una giornata di riposo e non lavorativa per Fatigati. Dovranno essere analizzate modalità di lavoro consolidate nel tempo, pratiche e abitudini lavorative - qualora ve ne fossero - ai limiti della sicurezza.

Oppure se i protocolli previsti siano stati rispettati in pieno e dunque a quel punto bisognerà comprendere se e perché il sistema di sicurezza (una fotocellula) non è entrato in funzione. 

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L'inchiesta ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di Marco Carbonatto, il direttore dello stabilimento di Pratola Serra, il responsabile locale della sicurezza dell'azienda Fca Andrea D'Urzo; il capo Area reparti lavorazioni Vincenzo Castaldo; il responsabile della ditta esterna con la quale lavorava il 51enne di Acerra, la Ms Automazione Srl di Foggia, Rocco Loffreda e l'altro dirigente della Ms, Vanessa De Rogatis.

Tutti accusati di omicidio colposo. Ieri mattina si sono celebrati i funerali di Domenico, coniugato e padre di tre figli. Anche durante il rito funebre i sindacati hanno lanciato l'allarme sulla turnazione: «Domenico quella mattina doveva essere a casa insieme alla famiglia e non a lavorare per la sua azienda dopo aver svolto il turno della sera antecedente, dalle 14 fino alle 22». Dunque i militari dovranno accertare anche quest'aspetto e accertare se vi siano responsabilità in capo agli indagati. 

I sindacati gridano a gran voce di continuare le indagini e in un documento unitario sostengono che «sia in atto una disapplicazione delle norme di sicurezza, mancati investimenti sulla modernizzazione e sull'organizzazione del lavoro e il ricorso costante ai lavori in subappalto».

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