Una zucca sull'altare in occasione della festa di Halloween. È la sorpresa che accoglierà i fedeli che parteciperanno alle messe di Ognissanti delle 10.30 alla cappella dei SS. Pietro e Paolo di Capocastello e alle 11.30 alla chiesa dell'Annunziata di Mercogliano. «È il mio addobbo floreale per l'altare» sottolinea don Vitaliano Della Sala, soddisfatto del suo nuovo elemento di decoro per la mensa eucaristica. Ma più che una composizione ornamentale, il grande frutto arancione esposto sull'angolo dell'altare sembra un vero e proprio «scherzetto» in tema Halloween. Mai come quest'anno infatti ad Avellino e provincia, molte parrocchie, così come gli oratori, hanno lanciato l'idea di festeggiare i Santi invece che le streghe, gli spiriti e i fantasmi.
Diversi sacerdoti hanno promosso «Holyween», la festa dei Santi, da opporre all'importata Halloween, con i fiori bianchi, i palloncini gialli, le ali da angelo, le vesti bianche e i mantelli azzurri al posto delle zucche intagliate, degli abiti da streghe, gli scheletri, i mostri e le altre rappresentazioni da film dell'orrore. Don Vitaliano, il sacerdote protagonista negli anni Novanta di un duro scontro con la gerarchia ecclesiale per le sue posizioni di sostegno al movimento No Global, boccia però senza appello i colleghi. «Quella contro Halloween è una crociata stupida - sottolinea e aggiunge -.
È infatti proprio questa smania di censure che allontana i fedeli dalle nostre chiese. Vale per Halloween così come quanto succede per la comunità lgbtqi+, per i divorziati o per le donne sacerdotesse. Noi cattolici abbiamo una parola di condanna nei confronti di tutti e questo ci ha fatto perdere di vista le persone e i loro reali problemi; perfino la voglia di divertirsi. Halloween è una festa nata nel solco della religione, certo non di quella cristiana, ma che importanza ha? - si chiede don Vitaliano - Credo, invece, sia anche un modo per sdrammatizzare ed esorcizzare la morte. Con quest'atteggiamento torniamo al Medioevo ed è anche il segno di una condizione di agonia di chi non riesce a entrare nella sintonia di quanti nel frattempo hanno smesso di frequentare le nostre parrocchie. Dovremmo - suggerisce infine il prete nonché vicedirettore della Caritas diocesana di Avellino - essere più aperti e tolleranti e semmai recuperare la saggezza della chiesa dei nostri padri».