«Non mi lascio intimidire e dono le arance». È amareggiato, ma non si abbatte, Pasquale Colucci, avvocato di Lauro, in Irpinia, impegnato da anni in attività anticamorra e con un passato in politica. Per lui l'anno è cominciato nel peggiore dei modi: durante la notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio sono stati tagliati gli alberi secolari di agrumi che circondano la torre che gli è stata donata insieme all'agrumeto dal principe romano Pietro Lancellotti. L'omonimo castello, noto alla clientela campana quale location per cerimonie, si trova a due passi. Un giallo, forse una vendetta, nei confronti del professionista, che cura le pratiche legali per il nobile capitolino (legatissimo all'Irpinia) e che ha ricevuto in donazione l'antica struttura e l'appezzamento. Un episodio grave, ancor più se si considera che è avvenuto in una terra per anni devastata dalle faide di camorra. Il Vallo Lauro in passato ha visto imperversare gli uomini dei clan locali, i Cava e i Graziano. Cosa ci sia, ora, dietro questa vicenda stanno cercando di scoprirlo i carabinieri. Forse, quelle proprietà del principe, che stabilmente vive a Roma, facevano gola a qualcuno. Ma si è ancora nella fase delle ipotesi. L'avvocato gestisce anche le questioni connesse a tutti i possedimenti del principe, compreso l'imponente castello. Colucci è molto attivo, poi, anche nel sociale e nelle iniziative anticamorra. Fu promotore del comitato 26 maggio, che venne costituito subito dopo la strage delle donne avvenuta a Lauro nel 2002 (in uno scontro a fuoco tre donne della famiglia Cava restarono uccise, due ferite, e due donne ferite ci furono pure nella famiglia Graziano).
Sei le piante secolari di agrumi di alto fusto che sono state abbattute e sfregiate.