«Vino, 2023 anno difficile ma abbiamo imparato come difendere le viti»

L'ex presidente dell'Ordine dei Dottori Agronomi

Vitigni nell'Irpinia
Vitigni nell'Irpinia
di Alberto Nigro
Martedì 9 Gennaio 2024, 10:04
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«Il 2023 è stato un anno complicato per il settore agricolo, sia in Irpinia che nel resto del Paese. Il ruolo degli agronomi sarà sempre più centrale nelle scelte per il territorio». Lo afferma Antonio Capone, ex presidente dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Avellino e oggi consigliere dell'Ordine Nazionale, che per il 2023 è stato premiato da Bnews nell'ambito delle «Eccellenze dell'anno» come agronomo dell'anno. Si tratta di un riconoscimento prestigioso che va ad accendere i riflettori su una categoria, quella degli agronomi appunto, che in questi anni, sempre di più, è in prima linea per contrastare i problemi legati in particolare al cambiamento climatico. Capone intende innanzitutto ringraziare Bnews per il premio ricevuto dedicandolo a quanti lavorano nel settore agroalimentare e «a tutti i dottori agronomi e dottori forestali che con le loro attività svolgono una funzione centrale di salvaguardia e valorizzazione dei prodotti agricoli, non solo per quel che riguarda la produzione di beni di prima necessità, ma soprattutto per il contributo alla crescita delle eccellenze agroalimentari Italiane, contrastando lo spopolamento delle aree agricole interne e preservando il territorio dai dissesti idrogeologici».

Venendo al 2023, «è stato un anno assolutamente impegnativo - dice - perché i cambiamenti climatici si sono fatti sentire in maniera importante. Tra maggio e giugno le piogge abbondanti hanno prodotto una umidità eccessiva che ha favorito lo sviluppo di diverse patologie e di grandi quantità di peronospora». Poi è arrivata la siccità, «che ha portato con sé l'oidio e altre malattie fungine, senza dimenticare gli insetti alieni che si sono spostati da un posto all'altro creando in molte aree problemi considerevoli sia in termini quantitativi che qualitativi per le produzioni». Stando all'Irpinia, poi, «si è giunti al periodo tra settembre ed ottobre con forti grandinate che hanno dato il colpo di grazia a produzioni già in enorme sofferenza». Sono molte le coltivazioni che hanno subito pesanti perdite: «Sicuramente il comparto vitivinicolo - spiega Capone - ha registrato cali di produzione che oscillano mediamente tra il 40% e il 50%, ma lo stesso è accaduto per le nocciole e le castagne, alle prese con gli attacchi della cimice asiatica che non hanno risparmiato nemmeno gli alberi di mele e pere».

In un contesto del genere, «il ruolo degli agronomi è sempre più centrale» e benché nessuno possegga una pala di vetro in cui leggere il futuro, qualche accorgimento sulla strategia da seguire per il 2024 è già possibile proporlo.

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«Innanzitutto - afferma Capone - dobbiamo augurarci un abbassamento delle temperature perché grazie ad esso potremmo riuscire a bloccare lo sviluppo di batteri e funghi». Quanto agli interventi veri e propri, invece, «gli agronomi dovranno stare molto attenti soprattutto nella fase di partenza facendo prevenzione, intervenendo, cioè, in anticipo con la difesa fitopatologica per decimare spore e possibili infezioni». Poi, bisognerà attivarsi con «un monitoraggio ampio e costante» e lavorare sull'ambiente «adottando tecniche sostenibili che consentono, tra le altre cose, lo sviluppo di nemici naturali che mostreranno benefici importanti nel lungo periodo». Il tema centrale che tiene insieme tutti questi aspetti è quello legato al cambiamento climatico, di cui, ormai, da diversi anni si discute in ogni angolo del mondo. «Le aziende agricole e gli agronomi sono già consapevoli di questo stato di cose, ma non può bastare. C'è bisogno che tutti: politici, amministratori, opinione pubblica si facciano carico di un problema tanto grave e capiscano che va affrontato a livello globale in tutti i modi, anche operando quotidianamente scelte consapevoli sui prodotti che si acquistano». Insomma, si tratta di una questione estremamente seria e delicata e proprio per questo, conclude Capone, «è necessario che gli agronomi e quanti opera in maniera scientifica in questo campo vengano consultati quando si fanno scelte strategiche per il territorio». 

 

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