Mezzogiorno e imprese, la sfida rilancio riparte dal Sannio

Mezzogiorno e imprese, la sfida rilancio riparte dal Sannio
di Nico De Vincentiis
Lunedì 20 Luglio 2015, 23:19 - Ultimo agg. 21 Luglio, 08:22
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Benevento. Il marchio di fabbrica è il suo. Antonio D’Amato, durante la sua presidenza nazionale di Confindustria, avviò il meeting dei giovani industriali di Capri.



Ancora oggi quest’appuntamento resta una sorta di Cernobbio del Sud, riferimento concreto per lo studio e la riflessione sull’andamento del Paese. Ieri l’effetto Cernobbio ha coinvolto anche il Sannio dove gli imprenditori del Mezzogiorno si sono ritrovati, nella cornice della Masseria Roseto, intorno a D’Amato e al neo presidente regionale Costanzo Jannotti Pecci per una sorta di stati generali al grido di «CambiaMenti».



La provincia di Benevento si candida a divenire un polo di confronto permanente sull’economia del Mezzogiorno. Qui cresce la voglia di imprese e per anni si è parlato di un modello Sannio per lo sviluppo. Oggi per densità imprenditoriale questo territorio si attesta all’undicesimo posto della graduatoria nazionale, vive di almeno tre eccellenze: agroalimentare (il 22,5% sul totale delle aziende); aerospazio e automotive (22.000 addetti). Ma propone le criticità emblematiche del tessuto economico meridionale. In cinque anni il Pil è sceso del 7,6%, persi 15.000 posti di lavoro. Svimez parla di «sviluppo interrotto».



Ripartire, dunque. Il presidente di Confindustria Benevento, Biagio Mataluni, parla di «effervescenza imprenditoriale» bloccata da condizioni esterne. «La crisi dei corpi intermedi - dice - porta alla guerra tra i forti mentre il restante 90% del tessuto imprenditoriale viene schiacciato». Ma è dall’interno che bisogna attivare il cambiamento, serve umiltà e qualche autocritica. «La riforma Pesenti - dice Mataluni - consente in positivo una concentrazione del vertice che però non deve perdere i contatti con la base. Insomma verticismo e partecipazione insieme. Ma non va in particolare il fatto che venga ridimensionato il ruolo del Mezzogiorno con la logica del chi paga di più conta di più».



Mataluni offre alla platea i punti chiave delle possibili scelte politico-strategiche. Parla di una diversa rete infrastrutturale, della valorizzazione del patrimonio culturale, del rilancio delle aree interne, di programmazione, reperimento e utilizzo delle risorse. Insieme a D’Amato spinge per una nuova stagione di coraggio. L’ex presidente nazionale di Confindustria, stimolato dal vice direttore de «Il Mattino» Federico Monga, parla di recupero di determinazione, di rivendicazione dell’attenzione ma anche di qualità della proposta. «Il Sud - dice - non è la ragione della crisi del Paese ma l’inizio della soluzione. Basta che ognuno porti il suo mattone e non pieghi più la testa».



Contributi operativi e appello all’unitarietà da parte dei presidenti di Confindustria Puglia (Di Bartolomeo) e Molise (Natale). Il presidente di Napoli Prezioso sottolinea i driver di sviluppo targati cultura, le contraddizioni del sistema (sei siti Unesco in Campania ma meno turisti) e parla di ripristino della «catena dell’affidabilità» del territorio. Il vice presidente nazionale dei Giovani imprenditori Vincenzo Caputo e la presidente dei giovani campani Nunzia Petrosino puntano sull’innovazione e sulle collaborazioni con gli atenei. I concetti di family company, «multinazionali tascabili» e sistema di filiera nei contributi di Annibale Pancrazio (Polo pomodoro da industria) e Armando De Nigris (Consorzio tradizioni italiane). Massima condivisione e velocità di decisione è l’auspicio del presidente regionale delle Piccole imprese Andrea Funari.
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