A Benevento l’inflazione che spinge i prezzi della ristorazione ai vertici in Italia si ferma alle porte della scuola. I costi delle mense scolastiche sono infatti in piena media, anzi pure qualche euro in meno, rispetto sia al dato regionale che a quello nazionale: all’infanzia ed alla primaria le famiglie pagano 4 euro per pasto, che diventano 80 in un mese e 720 in un anno. Un buon risultato, per nulla scontato considerando quanto accade in giro per la città.
Lo rende noto Cittadinanzattiva, che ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. La famiglia di riferimento considerata dall’indagine, giunta alla VII edizione, è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di 44.200 euro, con corrispondente Isee di 19.900 euro.
Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi escludendo eventuali quote extra annuali e/o mensili. Premesso tutto questo, i 4 euro esatti di Benevento sia per primaria che per infanzia si avvicinano più a chi spende di meno (Barletta con 2 euro, seguita da Cagliari, Ragusa ed Enna) che ai capoluoghi più cari, che sono Torino per l’infanzia (6,60 a pasto), Livorno e Trapani per la primaria (6,40).
Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia «tipo» di circa 2,32 in entrambe le tipologie di scuola. Il dato espresso dal capoluogo sannita è stabile rispetto allo scorso anno, così come del resto accade in quasi tutta la Campania: fa eccezione Avellino, che in un anno scavalca tutti passando dal primato di capoluogo meno caro a quello dove si spende di più: si sente eccome la differenza fra i 3,68 dello scorso anno e i 4,55 di quest’anno, visto che da 73 euro mensili si passa a 91 e da 662 a 819.
Adesso solo a Napoli le famiglie spendono meno rispetto a Benevento: 3,8 euro per il singolo pasto, 76 al mese e 684 all’anno. A Caserta invece il costo a pasto è di 4,3 euro (86 al mese e 774 in un anno), mentre a Salerno le famiglie spendono 4,5 euro per un pasto, 90 euro in un mese e 810 in un anno. E alla fine anche avere mantenuto i prezzi stabili è un buon risultato: rispetto all’anno scolastico 2022/23, l’incremento medio a livello nazionale è stato infatti di poco superiore al 3%, con variazioni molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria c’è la riduzione più evidente di circa il 9%. I fondi del Pnrr (54,6 milioni per 137 nuove mense su tutto il territorio regionale) sono chiamati ora a riequilibrare la differente presenza di mense sul territorio.
Il report sottolinea come in Italia un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.533 su 40160, sono dotati di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea, in quanto nelle Regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (al Centro è il 41% e al Nord il 43%) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti in un edificio su quattro.
L’auspicio di Cittadinanzattiva è quello di vedere riconoscere le mense scolastiche come servizio pubblico essenziale e nel frattempo impedire qualsiasi forma di esclusione dai bambini le cui famiglie siano in condizioni di povertà. Del pari viene sottolineata la necessità di contrastare i casi di morosità ingiustificata, come pure di uniformare le tariffe minime e massime, almeno per aree territoriali del Paese. No, infine, al junk food (il cibo spazzatura) nelle scuole, scegliendo di inserire nei distributori solo prodotti freschi e naturali, possibilmente di provenienza locale. E in questo caso i rifornimenti a Benevento non mancherebbero.