Dopo l'articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano che sottolinea come sindaci, assessori e politici del Sannio hanno vinto concorsi indetti dalla Provincia si scatena il botta e risposta tra partiti. Iniziano i Democrat: «Il "Miracolo" dei concorsi alla Provincia di Benevento, denunciato dal Fatto Quotidiano del 15 novembre, è una pagina indecorosa della politica locale che lede l'autorevolezza delle istituzioni e mina ancor più la credibilità di una certa classe dirigente. Emblema di una ben nota e consumata modalità di interpretazione/gestione della cosa pubblica, è uno schiaffo persino al «senso della misura» e al pudore del limite. Limite che, purtroppo, era stato già travolto in occasione delle ultime amministrative della città di Benevento allorché, per la prima volta nella storia del Sannio (e non solo), una prestigiosa istituzione, la Provincia di Benevento, al tempo guidata dall'ex presidente Di Maria, si prestò allo scempio di organizzare una lista per concorrere alle elezioni del comune capoluogo. Una cosa sbalorditiva.
Lo stesso fece il Consorzio ASI, ente pubblico economico partecipato in via esclusiva da enti pubblici.
Ma sotto il profilo politico è impossibile sottacere alcune enormità. Si addebita a chissà quale disegno la vittoria di un concorso da parte di un sindaco, della provincia di Avellino, che non è mai stato né iscritto, né vicino a NdC. Al contrario è del Partito democratico, formazione politica a cui è stato iscritto e che è alternativa al nostro partito da anni, qui nel Sannio. Ma lo sanno questo i consiglieri provinciali del Pd che hanno scelto di speculare? Anche altri vincitori dei concorsi tirati in ballo dagli articoli de Il Fatto quotidiano, hanno ricoperto ruoli politici, ma con appartenenza ad aree politiche diverse da quella mastelliana. Senza contare che su questi versanti, il Pd rischia di scivolare in una clamorosa incoerenza: il segretario provinciale attuale è a sua volta un dipendente di una Partecipata della Provincia. Non entriamo nel merito di quelle procedure: una cosa è certa, lo zio era il presidente di quella partecipata. Anche in altri enti, su posti e appartenenza al Pd, si potrebbero citare esempi quantomeno discutibili. La pratica dell'insinuazione, tuttavia, non è né nobile, né produttiva. Comprendiamo che altri siano costretti a ricorrervi per assoluta assenza di consenso politico ed elettorale, ma che anche il Pd debba scendervi è segno delle pessime condizioni cui questo partito è ridotto nel Sannio», conclude Agostinelli.