Marco alla Decathlon: «È una favola, mai vissuta la diversità»

Il 36enne con la sindrome di Down trova un lavoro a tempo indeterminato

Marco alla Decathlon: «È una favola, mai vissuta la diversità»
Marco alla Decathlon: «È una favola, mai vissuta la diversità»
di Luella De Ciampis
Domenica 3 Marzo 2024, 11:38
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«Quel ragazzo dal viso orientale è un dolore che nasce da un atto d'amore. Per questo l'amore è un peccato mortale?». La storia di riscatto di Marco e della sua famiglia sconfessa i versi durissimi di Enzo Aprea dedicati a un bambino down, perché da domani mattina lui sarà alla sua scrivania alla Decathlon di Benevento, dove è stato assunto con un contratto a tempo indeterminato, dopo un tirocinio di 9 mesi. Una storia di integrazione sociale, quella del 36enne beneventano, che ha potuto contare sul supporto costante e quotidiano del padre Claudio, del fratello Andrea e della mamma Agnese.

«Marco non ha mai vissuto la sua diversità - spiega la mamma - perché io non ho consentito che accadesse. Me ne sono presa cura fin dal primo giorno della sua vita, con caparbietà, con impegno e con la necessaria autorevolezza, consapevole che prima o poi sarebbe arrivato a tagliare i traguardi ambiti da tutti i ragazzi della sua età. Ho svolto l'attività di fisioterapista dell'Asl per 40 anni e alle mamme dei bambini con disabilità che ho avuto in cura ho sempre detto di non mollare in quanto prima o poi i loro figli ce l'avrebbero fatta, in tempi più lunghi, seguendo percorsi difficili e diversi ma avrebbero toccato il traguardo». A raccontare la storia nel dettaglio è Andrea, il fratello di Marco.

«Nel 1988 dice - Claudio e Agnese prendono un cazzotto in pieno viso che neanche un knockout di Cassius Clay ma non vanno al tappeto. O forse sì pure tante volte ma hanno il pregio, il coraggio, il merito di rialzarsi e permettere che questa storia, in una città del Sud, possa prendere i connotati di una favola che si è concretizzata, dopo un ulteriore lungo percorso, con l'aiuto dell'associazione italiana "Persone down di Benevento" e della Decathlon, che hanno consentito a Marco di sottoscrivere il suo primo contratto di lavoro stabile. La sua non è una storia ma una favola il cui senso non sta solo nel lieto fine ma è insita nel senso del racconto. L'obiettivo potrà sembrare sfilacciarsi come la tela di Penelope ma fino a quando non suona la campana, si continua ad andare avanti. La favola sviluppa un racconto ma, al contrario della storia, lo fa con una chiosa solitamente rassicurante. L'esperienza di mio fratello riesce a condensare insieme gli ingredienti della storia e della favola.

Tra le righe del racconto compaiono tanti personaggi che hanno contribuito a raggiungere questo traguardo, insieme ai coprotagonisti. Quelli che nella trama di una storia non sempre vedi e leggi ma che sono lì, e sono fondamentali per lo sviluppo del personaggio e delle sue mirabilanti avventure».

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Con Marco, sono 12 i lavoratori con sindrome di down assunti dall'azienda con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, a conferma della sensibilità dimostrata già dalla fine degli anni 90 nei confronti delle disabilità intellettive, le più complesse da gestire e anche quelle a maggior rischio di emarginazione. Negli anni, gli studi sulla sindrome di down hanno consentito di fare passi da gigante per il recupero intellettivo dei bambini che ne sono affetti, cambiando l'approccio terapeutico e relazionale e dando spazio a nuove tecniche riabilitative in grado di determinarne l'autonomia e l'inserimento nel mondo del lavoro. Le barriere del pregiudizio, che per anni hanno relegato in casa, lontano da occhi indiscreti, i bimbi down, sono state abbattute. Oggi, l'obiettivo è assicurare ai ragazzi con disabilità quello che i genitori definiscono il «dopo di noi», ovvero la certezza di un futuro dignitoso, di autonomia e autosufficienza per i loro figli.

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