Rifiuti, doppia missione: rimozioni allo Stir e riapertura discarica

Scalla la maxi gara da 10 milioni

La discarica di Sant'Arcangelo
La discarica di Sant'Arcangelo
di Paolo Bocchino
Mercoledì 15 Febbraio 2023, 10:10 - Ultimo agg. 17:21
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Stop ai tentennamenti. La Provincia rompe gli indugi e mette a gara in un sol colpo la rimozione dei rifiuti che bloccano da quattro anni lo Stir di Casalduni, e la gestione della discarica di Sant'Arcangelo Trimonte in via di riapertura. Una decisa accelerazione giunta ieri, alla vigilia della seduta di Consiglio provinciale che questa mattina dovrebbe sancire, almeno nelle intenzioni della Rocca, la svolta anche sul piano delle competenze, con il trasferimento dell'impiantistica e della società provinciale Samte all'Ente d'Ambito rifiuti.

L'atto che si attendeva da tempo porta la firma del dirigente ad interim del settore Ambiente Nicola Boccalone. Va in gara l'affidamento congiunto del "Servizio di rimozione, trasporto e smaltimento dei rifiuti abbancati presso lo Stir di Casalduni" e della gestione in concessione delle "Attività gestionali per l'esercizio operativo del lotto 2 della discarica di Sant'Arcangelo Trimonte". Un pacchetto da 10,3 milioni di euro, la gran parte dei quali (9.075.500 euro) riguardano la gestione operativa per tre anni dell'invaso di contrada Nocecchia, comprensiva della progettazione esecutiva e dello svolgimento dei lavori di messa in sicurezza del lotto 2 propedeutici alla riapertura (545.000 euro).

La restante parte dell'appalto (1.278.628 euro) 9riguarda la rimozione e il trasporto dei rifiuti che giacciono dal 2018 presso lo Stir casaldunese, paralizzandolo. Da oggi, 35 giorni per la presentazione delle offerte.

La procedura d'appalto spezza l'impasse seguita alla stipula, nello scorso luglio, dell'Accordo quadro tra Regione, Provincia, Ente d'Ambito e Samte per la ripartenza del ciclo rifiuti nel Sannio. Intesa interamente finanziata da Palazzo Santa Lucia per oltre 30 milioni, comprendente anche la riattivazione di una linea dello Stir, la costruzione di un biodigestore anaerobico da 27mila tonnellate per la frazione organica e l'allestimento di una piazzola di trasferenza temporanea dei rifiuti urbani. Un ecodistretto per il quale si prevede l'avvio dei lavori entro il 31 dicembre.

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E quella odierna dovrebbe rappresentare una tappa rilevante anche sul versante delle competenze gestionali. Alle 11 alla Rocca si riunirà il parlamentino provinciale che affronterà il tema ancora irrisolto relativo all'attuazione della legge regionale 14/2016, il testo che avrebbe dovuto riportare il pallino nelle mani dei Comuni attraverso la forma associata degli Ato. Rivoluzione ancora agli albori, soprattutto nel Sannio. La Provincia ha comprensibilmente fretta di liberarsi dall'incombenza che detiene "provvisoriamente" da ormai sette anni. Ma se il trasferimento dell'impiantistica appare poco più che una formalità, non altrettanto scontata si presenta la cessione della Samte.

Ancorché tornata in bonis, la società provinciale ha ancora in pancia una considerevole esposizione debitoria (pari a circa 5 milioni) che induce l'ente guidato da Pasquale Iacovella a procedere con cautela. A differenza dell'acquisizione della parte impiantistica che risponde a un preciso obbligo di legge, l'Ato non è obbligato a rilevare la società provinciale. Le parti hanno già annunciato l'avvio di una due diligence affidata a organi di revisione contabile che certifichino il valore di Samte. Tutt'altro che scontata dunque la cessione, che il Consiglio provinciale oggi potrà limitarsi a proporre. La Rocca dal canto suo prova a centrare la scadenza del 30 marzo fissata dal decreto 201/2022 per procedere all'affidamento in house, ma la deadline appare eccessivamente ravvicinata anche in considerazione dei termini (60 giorni) da lasciare alla Corte dei Conti per le verifiche di competenza. Sul piano politico, si annunciano scintille dai banchi del Pd. Il capogruppo Giuseppe Ruggiero, reduce dalla estenuante lettura integrale del preliminare di Piano dell'Ato, ne evidenzierà le criticità, stigmatizzando in particolare il diverso regime gestionale assicurato al Sub-ambito della città di Benevento rispetto agli altri 5 della provincia.
 

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