Covid a Caserta, la denuncia:
«I malati gravi accettano tardi il ricovero»

Covid a Caserta, la denuncia: «I malati gravi accettano tardi il ricovero»
di Ornella Mincione
Mercoledì 24 Marzo 2021, 08:18 - Ultimo agg. 19:09
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«Circa 10% dei pazienti, in condizioni critiche, assistiti a casa, rifiuta il ricovero in ospedale proposto dai medici Usca dei Team Covid». È il coordinatore dei Team Covid casertani Vincenzo Iodice a sottolineare che «non c'è nessuna obbligatorietà da parte del paziente al ricovero, sebbene sia stato consigliato dai medici specialisti che curano a domicilio l'infezione Covid». Ed è questo il motivo per cui in tanti arrivano nei presidi ospedalieri dedicati all'assistenza dei positivi al Coronavirus necessitano dei posti letto per la più alta intensità di cura. Anche per questo i posti letto nei reparti per pazienti gravi sono in esaurimento e restano liberi quelli dei reparti di cure meno impegnative. Al Covid Hospital di Maddaloni, dove sono presenti in totale 85 posti letto tra intensiva, sub-intensiva e pazienti Covid meno gravi, sono 80 i posti occupati, con la sub-intensiva piena e l'intensiva al limite. Situazione simile al Melorio di Santa Maria Capua Vetere, 50 posti pieni di sub-intensiva. Quasi tutto pieno anche all'azienda ospedaliera Sant'Anna e San Sebastiano dove sono occupati 81 posti su 85. Capita che molti positivi, con l'aggravarsi della malattia, muoiano a casa. Ragione per cui molti decessi registrati nei bollettini dell'Asl sono avvenuti in realtà a qualche giorno prima: non è infatti immediata la comunicazione della morte dell'ammalato curato nella propria abitazione al sistema che formula il report giornaliero sulla pandemia.

«Nella maggioranza dei casi - spiega il coordinatore delle squadre Covid del territorio - le motivazioni sono di natura emotiva e psicologica. È difficile per il paziente accettare un ricovero in un reparto di sub intensiva ed è altrettanto difficile accettare di essere posto in isolamento, lontano dai propri cari, dai contesti familiari». A quel punto, a fronte del rifiuto che viene siglato nero su bianco dal paziente stesso e inserito nei dati della propria cartella sanitaria, «il medico Usca continua a seguire il decorso della malattia in quel paziente, attraverso l'ossigenazione, i controlli di emogas e prelievi venosi, la ventilazione assistita e, naturalmente la terapia farmacologica che necessita quel paziente, oltre ad altri esami specialistici», spiega ancora Iodice. Nei pazienti fragili, la gestione dell'infezione Covid è più fluida: «si tratta di persone che hanno altre patologie e la cui condizione si presenta più articolata.

L'indicazione del ricovero avviene in tempi brevi e, conoscendo la condizione del paziente, viene seguita», continua il coordinatore dei team Covid. In caso di complicanze sorte in un infetto che non ha altre patologie, continua il dirigente, «i medici Usca monitorano e seguono la persona finchè possono. Poi il paziente può presentare parametri che vanno al di là di quelli che possono essere gestiti dal Team Covid. Ecco perchè il medico allerta direttamente il 118. Il malato però deve sempre acconsentire che il trasferimento dalla propria casa all'ospedale avvenga. Non ci sono obblighi».

 
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Questa situazione spiega perché spesso si leggono di decessi che non avvengono negli ospedali ma nei domicili dei pazienti stessi. In pratica il paziente, nonostante il peggioramento della propria condizione clinica e l'indicazione del medico specialista, rifiuta il ricovero, a costo della propria vita, visto che il Covid peggiora in modo improvviso e repentino in maniera letale. D'altro canto si spiega, per certi versi, la maggior occupazione dei posti di terapia sub intensiva e intensiva rispetto a quelli di degenza ordinaria. Naturalmente il rifiuto al ricovero con l'aggravemento delle condizioni del paziente non è l'unica spiegazione del maggior impegno dei letti per l'assistenza ad alta intensità. Intanto continua il monitoraggio dell'infezione in Terra di Lavoro e stando al report dell'Asl pubblicato ieri, sono 263 i nuovi positivi a fronte di 176 guarigioni. Certificati anche sette decessi, 896 dall'inizio della pandemia. 

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