Si torna a parlare di Covid tra detenuti e personale di Polizia Penitenziaria, circostanza che non risparmia le case circondariali del Casertano.
Sono infatti una decina i detenuti e una cinquantina gli agenti della Polizia Penitenziaria contagiati al Covid-19 complessivamente nelle quattro strutture carcerarie della provincia: ovvero Santa Maria Capua Vetere, Carinola, Arienzo e Aversa. È quanto emerso dall'incontro avuto con il prefetto di Caserta, Raffaele Ruberto, dal garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello e dalla garante provinciale Emanuela Belcuore, che hanno esposto le criticità delle carceri del casertano in periodo Covid-19. I due rappresentanti hanno inoltre consegnato al Prefetto sia le proposte dei garanti regionali e locali di modifica del decreto Ristori in materia di carcere, sia l'invito al Parlamento per l'indulto. La «parte del leone» la fa ovviamente il carcere di Santa Maria Capua Vetere, 935 rispetto ad una capienza di molto inferiore: qui sono cinque i detenuti positivi, tutti asintomatici e sono circa 25 gli agenti contagiati. Al carcere casertano sono anche riprese le proteste dei detenuti, al momento piuttosto contenute, dopo che sono stati sospesi, causa Covid, i colloqui con i familiari (per ogni detenuto sono consentite due videochiamate e cinque telefonate a settimana).
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I due garanti hanno poi portato all'attenzione del prefetto i problemi strutturali che affliggono le carceri, come la rete idrica ancora non potabile ( i lavori entro l'inizio dell'anno) e la linea telefonica carente all'istituto di Santa Maria Capua Vetere.
«La politica ai vari livelli spiegano i garanti - deve fare scelte coraggiose e giuste. Il diritto alla salute, alla vita vale anche per i detenuti. Il parlamento e il governo devono mettere in campo risposte concrete, il carcere non va rimosso». Intanto, a sette mesi di distanza dai pestaggi avvenuti lo scorso aprile nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, a seguito dei quali la locale Procura della Repubblica indagò 57 agenti penitenziari, nei giorni scorsi è arrivata anche una risposta del ministero della Giustizia, in particolare quella del sottosegretario Vittorio Ferraresi (M5S). Il viceministro, infatti, ha risposto a una interpellanza urgente presentata il 12 ottobre da Riccardo Magi (Radicali Italiani,+Europa) che aveva interrogato il Guardasigilli per sapere se fosse informato, insieme al Dap, della perquisizione che si è svolta quel giorno nel carcere e se siano in corso indagini interne. Per Ferraresi «l'intervento di altri uomini esterni per calmare i detenuti è stata una doverosa azione di ripristino della legalità e agibilità dell'intero reparto, alla quale ha concorso, oltre che il personale dell'istituto, anche un'aliquota di personale del gruppo di supporto agli interventi».