Casal di Principe: la nipote di Bardellino denunciata per spaccio

Guai in vista per la la nipote Antonietta (figlia di Silvio, uno dei fratelli di Antonio)

La pistola trovata nella casa dov'era la nipote di Bardellino
La pistola trovata nella casa dov'era la nipote di Bardellino
Marilu Mustodi Marilù Musto
Domenica 30 Luglio 2023, 09:37 - Ultimo agg. 15:28
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Dello zio porta il nome, ma anche il peso della storia di famiglia: Antonietta Bardellino, 46 anni, è la nipote di Antonio Bardellino, il fondatore del clan dei Casalesi. Ma se zio Antonio aveva la fissa per il commercio di droga - che smerciava dal Brasile attraverso l'azienda Bras Fish, che apparentemente trasportava pesce - la nipote Antonietta (figlia di Silvio, uno dei fratelli di Antonio), potrebbe vestire i panni di un'amante di piccolo calibro di sostanze proibite. Sì, perché a casa sua, a Formia, sono stati trovati 18 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e del materiale per il confezionamento. Buon sangue non mente? Lo scopriranno gli inquirenti. Una cosa è certa: dal commercio di grandi numeri di zio Antonio allo smercio al dettaglio con il bilancino di Antonietta, il salto è di 30 anni, tempo attraverso cui si è assottigliato il "carico storico" di un nome, quello dei Bardellino.

La denuncia della nipote del capoclan non è l'unico risultato delle perquisizioni ordinate dalla Procura di Roma: due giorni fa, in manette è finito Giuseppe Favoccia, 73 anni, di Formia pure lui, trovato in casa al momento del blitz. Nella sua abitazione aveva una pistola alterata e semiautomatica priva di matricola con il munizionamento calibro 7,65. Favoccia, però, non è un cognome qualunque. È importante per due motivi. Il primo è legato al ferimento in un agguato di Gustavo Bardellino, nipote del capostipite Antonio e fratello di Antonietta, evento per il quale in questi giorni la Procura di Roma e di Napoli stanno stringendo il cerchio intorno ai parenti del vecchio boss. Guastavo, nel raid del 2022 a Formia, sarebbe stato colpito con i proiettili di un'arma calibro 7,65. Ora tocca agli inquirenti - carabinieri e Squadra mobile di Formia - decifrare al meglio questa analogia e capire se la pistola sia compatibile con quella del raid. Giuseppe Favoccia, però, è anche colui che ha aperto un varco all'ipotesi, percorsa dalla Procura di Napoli, di Antonio Bardellino ancora in vita. Ascoltato il 4 agosto del 2015, raccontò alla Digos di aver incontrato il capoclan «allo scalo aeroportuale di New York» nel 2010 dove aveva accompagnato la figlia di Ernesto Bardellino.

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Il 7 agosto 2015, sempre Favoccia disse che il mafioso era ancora in vita e che cinque anni prima era tornato a San Cipriano d'Aversa per il matrimonio di uno dei suoi figli. Nel 2017, poi, Bardellino si sarebbe spostato in Paraguay dove aveva interessi in società ittiche, nuove versioni della Bras Fish. Gli investigatori avrebbero, poi, accertato che Giuseppe Favoccia nel 2010 aveva effettivamente fatto un viaggio a New York. Queste circostanze, hanno indotto- pare - il pubblico ministero della Dda di Napoli, Vincenzo Ranieri, a scrivere: «Appare di tutta evidenza che l'eventuale esistenza in vita dello stesso potrebbe rappresentare un elemento di sicura rilevanza in ordine ai rapporti tra la famiglia Bardellino e il clan». E gli elementi di collegamento sono tanti, come Romolo Corvino e Vincenzo Di Caterino, due uomini che sarebbero indagati dalla Dda. Un altro punto emerso dalle indagini riguarda la missiva scambiata tra due persone (detenuto nel 2004) in cui uno dei due raccontava dei saluti di Callisto Bardellino (figlio di Ernesto e nipote di Antonio) e scriveva: «Ti saluta Callisto, a Formia è un macello, si dice che sia tornato lo zio Antonio, lo hanno avvistato su uno yacht». Se il boss fosse ancora vivo, allora bisognerebbe riscrivere la storia: Mario Iovine, per i giudici di Spartacus "esecutore" del delitto a Búzios, in accordo con Vincenzo De Falco e Francesco Schiavone, avrebbe stretto un patto con il capoclan Bardellino: quest'ultimo sarebbe sparito, ma avrebbe lasciato morire i nipoti Paride e Antonio per mano dei Casalesi. 

 

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