Il monito del vescovo Lagnese: «Senza lavoro niente futuro e dignità»

L'omelia per il Primo Maggio a Marcianise

Il vescovo Pietro Lagnese
Il vescovo Pietro Lagnese
di Franco Agrippa
Mercoledì 3 Maggio 2023, 08:56
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«Senza lavoro non c'è futuro, senza lavoro non c'è dignità, senza lavoro non c'è vita. Preghiamo chiedendo al Signore che ci sia un lavoro sicuro, dignitoso per tutti e in particolare che sia data la possibilità ai giovani di trovarlo». Lo ha ribadito nella solennità di San Giuseppe Lavoratore, celebrando la Santa Messa nella giornata dedicata al lavoro, il vescovo di Caserta Monsignor Pietro Lagnese, nella chiesa San Giovanni Paolo II di Marcianise, nel rione Puzzaniello, davanti a tanti lavoratori della Jabil, ai loro familiari e ai vertici sindacali, ricordando soprattutto quelli che vivono la precarietà del lavoro, quelli che il lavoro non ce l'hanno e quelli che sono morti sul posto di lavoro.
«Vorremmo che veramente fosse un giorno di festa per tutti i lavoratori - ha detto il vescovo nella sua omelia - ma il lavoro spesso è motivo di preoccupazione, di ansia, di dolore, di lutto. Questa mattina vogliamo pregare in modo particolare per un lavoratore di questa comunità, Pasquale Acconcia (presenti la moglie e una figlia ndr) che pochi giorni fa è morto, a Brindisi, schiacciato da una ruspa. Sembra di assistere ad una mattanza continua, imperterrita a causa delle morti sul lavoro. Le chiamano morti bianche, ma di bianco non c'è nulla. A gennaio un altro marcianisano, Antonio Golino, 22 anni, è morto mentre lavorava nella zona di Pascarola, travolto da pesanti scaffalature. Dobbiamo continuare a sottolineare quanto sia importante avere un lavoro sicuro, e che chi va lavorare possa andare con serenità e tornare la sera a casa». Lagnese, poi, ha ricordato i tanti lavoratori che sono costretti a trasferirsi fuori regione per lavorare e i tanti giovani che non hanno il lavoro.

Citando il messaggio dei vescovi per la festa dei lavoratori in cui è confermato che un quarto dei giovani italiani non trovano lavoro, Lagnese ha aggiunto: «La maggior parte di questa percentuale è qui, nel nostro Sud, nel nostro Mezzogiorno che continua a fare i conti con l'emergenza lavoro. Il nostro territorio è segnato da questa piaga». Nella sua omelia il vescovo ha, quindi, parlato della vertenza Jabil, ad un mese dal possibile licenziamento di 190 lavoratori come annunciato dall'azienda. «Vogliamo esprimere la nostra solidarietà ha ancora detto - la nostra vicinanza e anche assicurare la nostra preghiera per tutti coloro che sono in ansia per il posto di lavoro e, in maniera particolare per i nostri fratelli e sorelle della Jabil che ogni mattina si svegliano non sapendo quale sarà il loro futuro. Abbiamo provato a far sentire la nostra voce e continueremo a farlo, ricorrendo sia ai ministri del lavoro e dell'impresa sia scrivendo ai titolari. Vorremmo davvero scongiurare questo rischio che sembra imminente, quello della perdita del posto di lavoro per quasi la metà dei dipendenti. Voglio ricordare le parole di Papa Francesco agli imprenditori, di non cedere alla mentalità mercenaria e che il mondo non si può costruire mettendo a capo di tutto soltanto il profitto economico. Noi di questo abbiamo bisogno nel nostro territorio che prova a rialzarsi, che prova a liberarsi dalle catene dell'illegalità, della malavita organizzata che in queste zone fa sentire la sua presenza. Un territorio che prova a riscattarsi da un passato non sempre bello, e che rischia di essere schiaffeggiato da una crisi che mette a serio rischio non soltanto quasi 200 famiglie ma l'intera nostra provincia».
Il vescovo, allora, ha chiamato tutti alla propria responsabilità aggiungendo: «Chiediamo che ciascuno faccia la sua parte: la politica gli amministratori, gli imprenditori e pure i lavoratori, le organizzazioni sindacali e anche noi, come Chiesa, dobbiamo fare la nostra parte mettendoci accanto a chi ogni giorno è in ansia per un lavoro non sicuro, perché rischia il posto di lavoro, perché non trova il lavoro e deve andarsi ad inchinare ai potenti per chiedere ciò che è un diritto, mettendosi sotto i piedi la dignità, la propria libertà». Infine un accenno al reddito di cittadinanza: «Preghiamo per questo territorio, preghiamo per quelli che vivono il disagio economico, mentre si pensa di abolire misure di sostegno economico per le famiglie in difficoltà. Prima c'è bisogno del lavoro e poi si possono rivedere le misure di sostegno economico che possano favorire la crescita delle persone».
 

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