Sos pazienti oncologici: i budget ci ammazzano

Troppo pesanti tetti di spesa imposti dalla delibera regionale 599 per le prestazioni sanitarie

Le sedie per la chemioterapia
Le sedie per la chemioterapia
di Ornella Mincione
Mercoledì 21 Dicembre 2022, 08:47 - Ultimo agg. 09:27
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«Fate presto!». Ormai i pazienti oncologici non possono più aspettare. I tetti di spesa imposti dalla delibera regionale 599 alle prestazioni sanitarie dirette ai cittadini affetti da neoplasie sono troppo pesanti e le conseguenze, associate a quelle della patologia in quanto tale, sono insopportabili. A dare voce ad oltre 86.500 pazienti che hanno siglato una petizione affinché la delibera 599 sia revocata, sono cinque pazienti casertane: Manuela Dell'Unto, Teresa Tartaglione, Marì Muscarà, Margherita Gargiulo e Antonella Capriati, tutte ormai da oltre un anno in dialogo continuo con l'ente regionale affinché possa essere risolto il problema.

In poche parole i pazienti oncologici hanno una corsia preferenziale per gli esami e anche un extra budget regionale ma questo è assolutamente insufficiente e quindi, per curarsi, sono costretti a pagare di tasca propria somme che non sempre possono permettersi.

Un problema che vede al centro un vero e proprio «listino prezzi» di esami diagnostici e di follow up per i pazienti oncologici che, pur presentando diagnosi alla mano, non riescono ad avere con facilità le analisi necessarie se non pagando di tasca propria o cercando con pazienza il centro privato che accoglie l'esenzione.


Una tac, dal costo che varia dalle 300 alle 700 euro, una risonanza magnetica dal costo di circa 200 euro, una visita specialistica dal minimo costo di 70 euro e i prelievi di «base» dal costo di 20 euro, per non parlare dei cinque euro a ticket lì dove è possibile: questi i costi che i pazienti devono affrontare mensilmente per monitorare una malattia dalla quale non ci si dichiara guariti se non dopo cinque anni dalla «scomparsa». Il follow up, infatti, ovvero quel periodo di monitoraggio dopo la terapia è indispensabile per questo tipo di pazienti soggetti costantemente al rischio di recidiva del tumore. Considerando che le strutture pubbliche nella maggior parte dei casi si avvalgono delle strumentazioni dei centri privati, è chiaro che non tutto l'iter terapeutico può essere seguito in strutture pubblico, specialmente nei tempi utili al paziente, considerando le liste d'attesa. «Ormai il codice 048, ovvero quello di noi pazienti oncologici, non viene più riconosciuto, anche se accompagnato dalla U di urgente e dalla P di programmato - spiega Manuela Dell'Unto, ormai ammalata da alcuni anni - A noi, poi, si aggiungono quelle donne col codice D97, ovvero quelle a cui risulta la positività alla mutazione genetica per la quale sono predisposte alla comparsa di tumori. Anche loro devono effettuare esami di controllo puntualmente, ma, come noi, ora sono costrette a pagare per la prestazione sanitaria».

Tutto è iniziato a dicembre scorso, quando la giunta regionale ha siglato la delibera 599 che di fatto imponeva i tetti di spesa anche al settore dell'assistenza oncologica. Da allora, le pazienti casertane si sono fatte portavoce di un malessere assolutamente diffuso non soltanto in Terra di Lavoro ma in tutta la regione Campania. «Abbiamo avuto un'udienza a giugno scorso, ma gli unici risultati sono stati la delibera 215 che attribuiva dei budget ai centri privati (i quali però a loro volta devono restituire a fine anno) e la delibera 470, dedicata ai pazienti in chemioterapia, una sorta di ticket per la Chemio Day Service. Il problema è però che il paziente oncologico non è soltanto sottoposto alla chemio: deve fare tante cose e molti esami sono salvavita perché sono funzionali a capire se il tumore progredisce e/o la cura porta risultati attesi». Esami come la Tac e la Pet, infatti, sono strumentali non soltanto al monitoraggio ma anche alla diagnosi, visto che la malattia neoplastica può ripresentarsi o peggiorare le proprie condizioni anche in lassi di tempo decisamente brevi.

«La tempistica è tutto. Mentre le istituzioni parlano e vanno lentamente a cercare una soluzione, le persone scoprono il tumore in stadio avanzato perché non hanno avuto la possibilità economica di effettuare quell'esame di controllo che avrebbe anticipato le cure. Il problema non è solo la malattia quando viene diagnosticata e affrontata - spiega Dell'Unto - il problema continua anche e soprattutto dopo. Esiste una vita dopo il cancro che non è facile per nessuno, nè per noi pazienti né per i nostri caregiver, o almeno per chi ha la fortuna di avere qualcuno che si prende cura di noi».
 

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