Vittime di camorra, dopo 23 anni i familiari si costituiscono parte civile

Vittime di camorra, dopo 23 anni i familiari si costituiscono parte civile
di Tina Cioffo
Sabato 21 Novembre 2015, 23:30
2 Minuti di Lettura
CASERTA - Hanno atteso 23 anni per sapere la verità su quell’omicidio e ora i parenti di Pasquale Pagano e Paolo Coviello hanno deciso di costituirsi parte civile. Siederanno in aula per chiedere conto a chi ha ucciso il padre e il fratello. Il processo comincerà fra un mese con rito abbreviato, ma la decisione è stata presa. E questo dimostra anche un diverso modo di procedere rispetto al passato. Il timore di manifestare che si sta da un’altra parte, sembra essere completamente abbandonato. Non si ha più alcuna voglia di sottostare alle ragioni della camorra o di stare zitti anche dinanzi ad omicidi commessi nel passato.

Scoperti i responsabili entra in campo la società civile e la famiglia che in un giorno qualsiasi vide totalmente cambiare la propria esistenza. Pagano aveva due figlie ancora bambine. Coviello di 63 anni aveva figli poco più che adolescenti. L’indagine a maggio è stata dei carabinieri di Casal di Principe coordinati dal pm della Dda di Napoli, Giovanni Conzo a capo ora della Procura di Benevento. Pagano e Coviello furono vittime di un errore di persona da parte dei killer che avevano come reale obiettivo gli affiliati al clan di Francesco Schiavone alias Sandokan, Alfredo Zara e Domenico Frascogna. Vittime innocenti nella guerra di camorra che vedeva su due diversi fronti la fazione degli Schiavone e dall’altra quella dei Venosa.

Tutto accadde il 26 febbraio del 1992 a Casapesenna. Pagano e Coviello viaggiavano su una Clio grigio chiaro, quando furono raggiunti da una pioggia di proiettili; i cinque sicari spararono con un kalashnikov, un fucile e tre pistole. L’auto era uguale a quella che solitamente usava Zara che qualche giorno prima aveva tentato di uccidere Pietro Paolo Venosa. Fu proprio il colore e il modello uguale a far sbagliare il palo che doveva avvisare gli assassini, accendendo un semplice accendino.

Il duplice omicidio è stato scoperto grazie alle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia: Umberto Venosa, Raffaele Venosa, Pietro Paolo Venosa, Salvatore Venosa. Ora si aspetta solo che venga definitivamente scritta una giusta sentenza per quei due padri morti senza colpa. Anni difficili quelli del 1990 in poi. Nel ’91, il 21 luglio, precisamente, non venne ucciso anche un figlio, innocente.



Angelo Riccardo, muratore incensurato, venne colpito al viso mentre si stava recando a una riunione religiosa. Dalle indagini era poi emerso che l'obiettivo dei sicari era un'altra auto con a bordo dei pregiudicati: Angelo e i suoi amici, dunque, furono vittime di uno scambio di persona. La sua morte viene ricordata ancora oggi. In occasione dell'evento «Una fiaccola per la legalità», nel 2009, Libera Campania si è attivata per celebrare il ricordo del giovane e innocente Angelo Riccardo.







© RIPRODUZIONE RISERVATA