“Senti, caro Carlo. Fibre epistolari tra Carlo Emilio Gadda e Isabella Rappi Lehr” è il saggio dedicato alla figura di Carlo Emilio Gadda di Maria Pia Selvaggio, saggista, scrittrice, autrice di drammi teatrali e presidente della casa editrice 2000diciassette, che sarà presentato mercoledì 6 settembre alle 17 a Milano, nella storica Libreria Bocca, in Galleria “Vittorio Emanuele II”.
Milano è la terza tappa del tour letterario che ha visto impegnata Maria Pia Selvaggio nel percorso “Le città di Gadda”, ed è il luogo in cui lo scrittore milanese ha operato e vissuto in maniera più stabile; Roma ha accolto l’autrice nella storica e centenaria libreria “Minerva” e sempre Roma le ha conferito il Premio “Città del Galateo”; Firenze l’ha vista protagonista di un incontro nel prestigioso ed esclusivo Circolo degli Artisti “Casa di Dante”.
Milano, città natale di Gadda, sarà dunque un’ulteriore tappa del percorso, nella millenaria Libreria Bocca, nata nel 1775, che ha visto protagonisti geni culturali come Gioberti, Pellico, Previati, Segantini, Nietzsche, Kierkegaard, Freud.
«Il rapporto di Gadda con la città milanese è ambiguo, – afferma Maria Pia Selvaggio – sicuramente fu un’anima lombarda in cui si univano una cultura scientifica e positivistica, frutto degli studi al Politecnico, e un risentimento satirico e realistico da far risalire a Parini e Porta; una severità morale di ascendenza manzoniana e una tensione stilistica che richiama quella Scapigliatura che, com’è noto, è fenomeno essenzialmente lombardo, seppure con una propaggine piemontese. Di certo, Gadda aveva poco o nulla a che fare con i Dossi, i Faldella e i Cagna cui lo si apparentava e che, anzi, si andò a leggere solo dopo che gli vennero indicati come suoi predecessori. La sua formazione letteraria, che ha avuto la genesi a Milano, era dovuta a Manzoni, Carducci e D’Annunzio “come schegge d’una bomba”. Milano era, per lui, in primo luogo, suono.Mai nessun dialetto suscitò in Gadda la passione, la confidenza, la gioia fonica del milanese: nemmeno le molteplici lingue che si intrecciano nel Pasticciaccio. Il dialetto milanese era il suo vero strumento musicale».