Quartieri di Vita: con «Mastro Giorgio» un inno corale a Paisiello e alla musica che guarisce i mali del cuore e della mente

Quartieri di Vita: con «Mastro Giorgio» un inno corale a Paisiello e alla musica che guarisce i mali del cuore e della mente
di Donatella Trotta
Mercoledì 26 Febbraio 2020, 12:00 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 08:59
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Un omaggio corale a Napoli, ai grandi maestri della sua antica civiltà musicale. Un inno simbolico e attualissimo al potere taumaturgico del canto e delle melodie che possono guarire dai mali della mente e del cuore. Ma - anche - una ricerca raffinata di respiro europeo nel cuore del Sei-Settecento napoletano, frutto di un progetto generoso e visionario che ha coinvolto, in forma laboratoriale, giovani artisti e giovanissimi musicisti accanto a professionisti affermati, sulle tracce di una tradizione recuperata e rivisitata con esiti coinvolgenti e di forte impatto emotivo soprattutto per i temi modernissimi che veicola. È la sfida lanciata da «Mastrogiorgio»: “studio per un’opera buffa” prodotto da Le Nuvole/Casa del Contemporaneo - nell’ambito della sezione di formazione e teatro sociale Quartieri di Vita della Fondazione Campania dei Festival - su ideazione e coordinamento del musicista Massimiliano Sacchi, che ne ha composto con Giulio Fazio le musiche su libretto del poeta Francesco Forlani, con la puntuale drammaturgia e regia di Rosario Sparno.

In scena (stasera alle 19, in Sala Assoli, Vico Lungo Teatro Nuovo 110, sold out da settimane), un protagonista del calibro di Massimiliano Foà nei panni (recitati e cantati) di Mastro Giorgio, affiancato da giovani artisti di talento (Chiara Di Girolamo, Teresa; Cristina D’Alessandro, Nina; Domenico Nappi, Don Chisciotte; Luca De Lorenzo, Socrate) e da una quarantina di piccoli musicisti dell’Orchestra Sinfonica dei Quartieri Spagnoli, diretta dal Maestro Giuseppe Mallozzi: i quali, dopo una evocativa performance iniziale live del danzatore Francesco Russo, danno vita a una suggestiva Opera sperimentale, liberamente ispirata a fatti storici e ambientata nell’ospedale degli Incurabili di Napoli dove il “castigamatti” (Mastro Giorgio, appunto: figura popolare anche nell’uso lessicale partenopeo che ricorda il medico del Seicento Giorgio Cattaneo, noto per i suoi traumatici e sferzanti metodi di “cura” per le malattie mentali) e la sua serva Teresa incontrano via via inquieti personaggi reclusi nel nosocomio e sottoposti alla insostenibile pena del pozzo. Figure tragicomiche che rappresentano altrettante declinazioni della follia: dalla sventurata Nina pazza per amore a Don Chisciotte fino al Socrate immaginario, vecchio compagno di scuola di Mastro Giorgio.

E se la lingua del testo è una complessa ma efficace ibridazione tra italiano e napoletano, francese e spagnolo, è nella ricerca musicologica legata alla partitura che emergono poi nitidamente tre omaggi espliciti a Giovanni Paisiello, per Sacchi «figura di riferimento, sia per quello che riguarda le caratteristiche del teatro musicale che proponeva, rendendolo uno degli operisti più richiesti d'Europa (oltre a Napoli, operò a Vienna, a Pietroburgo, a Parigi), esponente di un teatro che a partire da La serva padrona di Pergolesi rivoluzionò il dramma in musica, sia per quello che riguarda i temi trattati, sia ancora per la vocazione drammatica e duttile, affatto moderna, del suo linguaggio musicale». E quanto ai temi presenti nelle sue opere, spiega ancora Sacchi, compositore del Conservatorio San Pietro a Majella, «è interessante la presenza del tema della Follia, che esiste ne La Nina pazza per amore, il Don Chisciotte, il Socrate immaginario e Il mondo della luna, non a caso ispiratori dei personaggi, delle arie e dei recitativi del nostro Mastro Giorgio».

Non solo. Alla base dell’idea, concepita da Sacchi mentre analizzava anche la figura di Giulio De Ficis - musicista allievo di Francesco Durante presso il Conservatorio San Pietro a Majella, che fu preso a servizio come Maestro di Cappella proprio agli Incurabili, con la precisa intenzione di usare la musica per curare i malati di nervi – anche un misconosciuto testo medico francese del 1748, il Trattato sugli effetti della musica sul corpo umano di J.L. Roger: un lavoro che – aggiunge Sacchi - «unendo lo scientismo illuminista ad una vasta e bizzarra aneddotica ancora di sapore pre-moderno, si presenta com un riferimento tuttora valido per molte delle idee che presenta, e non a caso è ancora oggi pubblicato in Francia». Già. Una ragione in più per auspicare che questa fiaba allegorica in musica (con bozzetti e costumi di Alessandra Gaudioso e Rachele Nuzzo) sul Mastigophoros, ossia il portatore di frusta contro le “furie” dei picchiatelli, possa essere replicata, soprattutto tra i più giovani: per l’efficacia dei messaggi che veicola (l’ottusità insensibile della violenza, la forza maieutica trasformante dell’amore, la magia pedagogica, inclusiva e guaritrice della musica), senza facili didascalismi ma con leggerezza e profondità. E con un apprezzabile e condiviso gusto ludico - frutto di poco più di tre mesi di laboratorio musicale dell’Orchestra Sinfonica dei Quartieri Spagnoli - capace di ironizzare persino sulle frontiere della follia e dei suoi trattamenti.
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