Satispay, la startup dai buoni pasto a commissioni zero: la rivoluzione è iniziata

Dopo dieci anni di crescita come circuito di pagamento indipendente da carte di credito o di debito, Satispay diventa “Unicorno” e cambia le regole del più gradito tra i benefici di welfare aziendale

Satispay, la startup dai buoni pasto a commissioni zero: la rivoluzione è iniziata
di Marco Barbieri
Mercoledì 6 Marzo 2024, 12:16 - Ultimo agg. 7 Marzo, 07:24
4 Minuti di Lettura

Il buono pasto è il benefit di welfare aziendale di gran lunga preferito dai lavoratori.

Anche se sono solo 3 milioni circa coloro che lo ricevono dalla propria azienda, a fronte di una platea potenziale di 19 milioni di individui (lavoratori dipendenti e collaboratori). Un mercato che vale molto più dei 4 miliardi di fatturato attuale. Anche per questo si sta popolando di nuovi competitor, tra i più agguerriti Satispay. Dallo scorso autunno il circuito di pagamento indipendente da carte di credito e debito – che vale 3 miliardi di transazioni nel 2023 – ha scelto una nuova sfida, dando vita a “Satispay Buoni Pasto”. «Un impegno pari al lancio di una nuova startup» secondo quanto dichiara Alberto Dalmasso, ceo della società e co-fondatore dell’azienda, ormai più di 10 anni fa.
L’approccio è stato “disruptive” come nella strategia di Satispay fin dalla sua nascita: zero commissioni per pagamenti fino a 10 euro, 20 centesimi di commissione fissa su ogni importo superiore, e la possibilità di cumulare la transazione del buono pasto con ogni altra spesa. E pagamento all’esercente il giorno dopo.


UN MERCATO ANTICO

«Era il momento di entrare in mercato in cui vigono regole e abitudini antiche e in cui esiste una sorta di oligopolio» aggiunge Dalmasso: ed effettivamente i tre quarti del mercato sono fatti dai primi tre player, tutti francesi. Un mercato che vive di una battaglia feroce sulle commissioni che pesano fino al 15% sugli esercenti che subiscono anche tempi di pagamento che vanno fino a 120 giorni. Spesso per aggiudicarsi una gara si fanno sconti forti all’azienda (o alla Pubblica amministrazione) che distribuisce i buoni pasto ai propri dipendenti, per poi rivalersi sull’esercente. E qualche problema è emerso. Dal fallimento di uno degli ultimi operatori italiani, “Qui!Group” cinque anni fa, fino all’inchiesta in corso a carico di Edenred per la gara Consip da 1,4 miliardi per i buoni pasto nella Pubblica amministrazione (che vale più di un terzo dell’intero mercato).
«Il mondo dei buoni pasto – continua Dalmasso – ha una sua marginalità data da un arbitraggio Iva che porta di fatto, senza imporre commissioni agli esercenti, una marginalità rilevante, intorno al 10%. Certo la decisione di Consip di mettere un tetto del 5% alle commissioni è un buon passo avanti perché si sta iniziando a capire il problema. C’è ancora molto da fare. E c’è spazio per crescere senza dover pesare sugli esercenti. Quando siamo partiti in autunno pensavamo di acquisire circa 20mila utenti in corso d’anno. Oggi il nostro obiettivo 2024 è di 200mila lavoratori». Ambizioso? Forse, ma certamente la forza che mette in campo Satispay è quella di 320mila esercenti e di questi 70mila sono perfettamente in target al consumo di buoni pasto, poiché sono bar, ristoranti, alimentari e Gdo.


L’ACCORDO CON MD

A proposito di grande distribuzione Dalmasso sottolinea uno degli ultimi accordi conclusi da Satispay, quello con Md, uno dei maggiori discount, il primo che si è aperto alla riscossione di buoni pasto. 
Il primo orizzonte di crescita per Satispay Buoni Pasto è il grande mondo delle Piccole e medie imprese, lo zoccolo duro dell’economia italiana, oltre il 90% delle aziende del Paese. Grazie alla diffusione dei buoni pasto elettronici – non più cartacei – è un modo anche per promuovere la cultura della digitalizzazione nelle Pmi e nei piccoli esercenti. Un vantaggio assoluto anche per l’economia del territorio, che può ottimizzare tutti i vantaggi del welfare aziendale. 
Una delle opportunità per Satispay è quella di diffondere sempre più il suo “super network” di pagamenti: è nata per questo, con questa vocazione, e oggi conta circa 4,3 milioni di utenti.

Grazie alla sua rivoluzione – pagamento digitale senza carte di debito o di credito – ha fatto il suo successo, divenendo Unicorno, cioè una startup del valore superiore al miliardo di dollari, e avviando un forte obiettivo di internazionalizzazione (oggi Satispay è presente anche in Francia e in Lussemburgo).


UN NUOVO PROVIDER

Ma c’è una nuova sfida all’orizzonte, che Dalmasso non nasconde: «Il passo nel mercato dei buoni pasto è il primo nell’orizzonte di tutto il welfare aziendale. Siamo convinti che semplificando la spendibilità dei benefit o dei fringe benefit potremmo dare un impulso positivo a tutto il sistema, dal pagamento degli asili nido, alle prestazioni di sanità integrativa e di previdenza complementare». È nato un nuovo provider? Forse sì, e potrebbe spiccare il volo in un mercato questa volta molto competitivo – sono oltre 100 i provider di welfare aziendale attivi in Italia – ma con la forza di un sistema di pagamento semplice, poco oneroso e assai capillare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA