Aeroporti: la tassa comunale finanzia l'Inps e taglia i passeggeri

Lo studio del professor Giuricin: il sistema Italia perde nove milioni di passeggeri e lo Stato un miliardo di euro di imposte

Un volo in partenza da Napoli Capodichino
Un volo in partenza da Napoli Capodichino
Gianni Molinaridi Gianni Molinari
Lunedì 15 Aprile 2024, 10:22 - Ultimo agg. 16 Aprile, 07:23
2 Minuti di Lettura

La tassa pagata dai passeggeri in partenza da tutti gli aeroporti italiani (la cosiddetta addizionale comunale) per i diritti di imbarco toglie nelle prospettive di crescita del sistema entro il 2030, nove miloni di passeggeri, 65mila nuovi posti di lavoro e fa perdere nuove entrate fiscali per lo stato pari a un miliardio di euro.

Lo rivela uno studio del professor Andrea Giuricin, il più profondo conoscitore del sistema del trasporto aereo in Italia realizzato per l'Associazione Italiana Compagnie Aeree Low Fares (Aicalf). 

In Italia, negli ultimi 20 anni, è stata introdotta, e nel corso degli anni aumentata, un’addizionale comunale per i diritti di imbarco dei passeggeri: Inizialmente l’addizionale era pari ad un euro per passeggero ma nel corso degli anni è stata incrementata fino ad arrivare, in alcuni casi, come a Venezia a 9 euro per passeggero, mentre Napoli l’ha aumentata a 8,5 euro.

La tassa, pur chiamandosi comunale ai Comuni da un gettito irrisorio, perché tale tassazione non raggiunge lo scopo preposto («ovvero riconoscere ai Comuni che ospitano il sedime aeroportuale un’indennità, anche se tali Comuni già beneficiano di maggiori opportunità occupazionali ed economiche, nonché di connettività, proprio grazie all’esistenza degli aeroporti»), ma serve a coprire altre spese dello Stato

In particolare finisce nel calderone dell'Inps, finanziando solo marginalmente il fondo volo che serve per i momenti di crisi del settore.

«L’eliminazione dell’addizionale comunale - sostiene Giuricin - può avere un impatto rilevante non solo per il settore aereo, ma per tutta l’economia»

© RIPRODUZIONE RISERVATA