Lino Banfi: «Aiutatemi a sognare mia moglie Lucia, a sei mesi dalla sua morte ancora non riesco»

Quando era in seminario, di notte saliva su un cornicione "per buttare un occhio nel convento vicino, per vedere le suorine carine"

Lino Banfi: «Aiutatemi a sognare mia moglie, a sei mesi dalla sua morte ancora non riesco»
Lino Banfi: «Aiutatemi a sognare mia moglie, a sei mesi dalla sua morte ancora non riesco»
Giovedì 3 Agosto 2023, 08:37 - Ultimo agg. 09:59
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Lino Banfi è pronto per il suo documentario, a cui sta lavorando con Mario Sesti. Sarà un largo-metraggio. "Voglio far lavorare tutti i personaggi che sono dentro di me: dal Commissario Lo Gatto all’allenatore nel pallone, dal Pasquale Baudaffi del Vieni avanti cretino a Nonno Libero, e tanti altri... li interpreto tutti e li faccio rivivere. E poi, come Zagaria Pasquale, mi arrabbio con tutti loro, dicendo: voi esistete perché esisto io, se non ci fossi stato, sareste tutti morti di fame! E poi viene fuori anche mio padre", rivela al Corriere della Sera.

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L'eredità

"Prima di me, in Puglia, nessuno aveva creato una figura comica".

Zalone un erede? "Certo! Ma anche Pio e Amedeo e non perché foggiani. Sono nazionalpopolari come me e hanno più coraggio: parlano un linguaggio forte, che fa ridere, io non ne sarei capace". Il personaggio più amato? «Nonno Libero! Sono orgoglioso di questo ferroviere sanguigno, talmente amato, che la gente per strada mi chiama proprio così. All’estero è considerato un vessillo dell’Italia, come la pasta e il buon vino».

 

La comicità

La passione di Banfi per la comicità è "innata". Quando c’era la guerra, aveva 7-8 anni, "durante i bombardamenti scappavamo nei rifugi". Per non far piangere i bambini più piccoli "inventavo gli spettacolini con pupazzetti che costruivo io: li facevo ridere, non piangevano più". Poi entra in seminario.

Le pazzie

Di notte saliva su un cornicione "per buttare un occhio nel convento vicino, per vedere le suorine carine". Era scatenato. Gli dissero: "Meglio due ragazzi fuori dal seminario oggi, piuttosto che due cattivi preti domani. Addirittura il vescovo di Andria venne una sera, quando ne combinammo una delle nostre: io piangevo, temevo i rimproveri. Il vescovo disse: Zagaria perché piangi? La tua missione è far ridere".

Il nome d'arte

Nome d’arte? Consigliato da Totò. "All’epoca lavoravo nell’avanspettacolo all’Ambra Jovinelli. Il padrone del teatro mi apprezzava molto e mi dette un bigliettino di presentazione per il Principe de Curtis. Andai a trovarlo a casa. Mi accolse elegantissimo nella sua vestaglia, mi chiese come mi chiamavo, risposi: Pasquale Zagaria, ma ho scelto Lino Zaga. Lui inorridì, sentenziando: nel mondo dello spettacolo accorciare il nome porta fortuna, accorciare il cognome porta jella. Seguii il consiglio. Banfi, poi, venne dal mio impresario: faceva anche il maestro elementare, dal registro di classe, tirò fuori il cognome del primo scolaro in lista". 

La mancanza

Maurizio Costanzo gli manca tanto. "Mi manca anche Silvio Berlusconi: ad ogni mio compleanno, mi telefonava per gli auguri e siccome ero più grande di lui di due mesi (io nato a luglio lui a settembre), esordiva dicendo: Ciao vecchio!". Quest’anno la morte della moglie di Banfi, Lucia. "Aiutatemi a sognarla, sono trascorsi sei mesi dalla sua morte e ancora non ci riesco. Credo però sia molto impegnata a parlar bene di me con la gente giusta, e infatti mi stanno arrivano molte richieste di lavoro... insomma, sta lavorando molto in questo periodo e non ha tempo per venirmi in sogno".

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