Piero Armenti, Il mio viaggio a New York diventa un tv show: «Così racconto la metropoli dei sogni»

Il lancio su Mediaset Infinity a settembre, poi un nuovo annuncio a Napoli

Piero Armenti
Piero Armenti
di Ferdinando Gagliotti
Martedì 23 Maggio 2023, 12:45 - Ultimo agg. 16:00
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Da quasi dieci anni racconta a milioni di italiani la città che non dorme mai: New York City. Lo ha fatto e continua a farlo attraverso una guida, due romanzi, i social - che lo hanno reso famosissimo - e tra poco anche in televisione. Lui è Piero Armenti, fondatore de “Il mio viaggio a New York”, tour operator italiano più famoso della Grande Mela, che a partire dal prossimo 18 settembre diventerà un tv show (in onda su Mediaset Infinity).

«Ho sempre pensato che il racconto di New York - spiega Armenti -, che svolgo sui social dal 2014, potesse essere perfetto in Tv, perché c’è tanta voglia di sentirsi raccontare questa metropoli dei sogni e alla rinascita». Classe 1979, originario di Salerno, è emigrato subito dopo la laurea in giurisprudenza passando, prima di sbarcare negli States, per il Venezuela, da dove ha collaborato con diversi giornali e riviste.

Partito col pensiero di fare il giornalista, si è ritrovato a essere un vero e proprio punto di riferimento per gli italiani nella città più caotica e affascinante degli Stati Uniti d’America.

«Chi non ha pensato una volta di lasciare tutto e venire a New York? Quando gli autori Flavia Triggiani, Marina Loi e Mattia Tamburo mi hanno contattato per pensare ad un format da fare assieme, ho subito accettato. E devo dire che girare questo docureality è stato davvero entusiasmante. Il format poi è pazzesco, non c’è mai stato nulla di simile, perché mostrerò New York assieme a una coppia di turisti, quindi un viaggio attraverso le meraviglie della città. Andare in giro con la troupe della casa di produzione Quadrio, di Carola Cavalli, mi ha fatto sentire un vero divo: non vedo l’ora che esca su Mediaset Infinity il 18 settembre. Nei prossimi mesi poi annuncerò il primo master proprio a Napoli, sul mondo dei social».

Sui social, Armenti è a tutti gli effetti una celebrità: conta circa un milione di follower sui suoi profili personali, più oltre tre milioni sugli account della sua agenzia. A New York ci è arrivato nel 2011 ed è partito lavorando per un'impresa privata specializzata nel marketing. Nel tempo libero, raccontava ai propri amici in rete tutti i segreti di NYC: «La Grande Mela cambia sempre, per non cambiare mai. New York è in continua evoluzione, ci sono sempre nuovi grattacieli, nuovi parchi, nuovi locali da esplorare. Da questo punto di vista è davvero la Mecca di ogni urban explorer. Poi procede per alti a bassi, a volte è più degradata e pericolosa, ma poi recupera sempre. È una città che puoi amare o odiare, ma non ti lascia indifferente. Gli americani, per esempio, non la amano troppo perché è caotica, mentre l’americano medio ama la tranquillità. Ma per noi italiani è davvero entusiasmante, perché in questo caos ci sentiamo davvero liberi dallo sguardo degli altri». 

Ormai, in Italia e non solo, pensare a New York equivale a pensare a Piero e alla sua agenzia: «Nell’ambito del turismo siamo stati tra i primi in Italia a metterci la faccia, e questo ha creato una relazione di fiducia molto forte con i nostri clienti. Si fidano di noi, e noi siamo costretti a dare sempre il massimo proprio perché nell’epoca dei social se sbagli qualcosa, subito si viene a sapere e diventa virale. La ricetta del successo è molto semplice: passione e trasparenza. So quello che i turisti si aspettano da noi e facciamo di tutto per accontentarli. Chiaramente i social ci hanno aiutato molto, perché hanno reso possibile il racconto della nostra attività e di questa città».

E per chi vorrebbe, come lui, abbandonare tutto e tuffarsi nel tam tam di luci, suoni e odori infiniti di New York: «Consiglio di venire all’inizio come turisti per capire innanzitutto se questa città fa per noi. Dopo si può provare a cercare lavoro dall’Italia, utilizzando siti come indeed, craiglist, o linkedin. Dedicherei ogni giorno almeno un paio d’ore alla ricerca del lavoro, manderei il curriculum in formato americano, lettere di presentazione, e alla fine state sicuri che qualcuno vi assumerà e vi sponsorizzerà. Io non ho dubbi».

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