Renato Pozzetto ricorda la moglie Brunella Gubler: «Potevo darle di più, penso sempre a lei. È stata la donna più importante della mia vita»

Dal duo Renato e Cochi al rapporto con la moglie: il comico si racconta senza filtri

Renato Pozzetto ricorda la moglie Brunella Gubler: «Potevo darle di più, penso sempre a lei. È stata la donna più importante della mia vita»
Renato Pozzetto ricorda la moglie Brunella Gubler: «Potevo darle di più, penso sempre a lei. È stata la donna più importante della mia vita»
Giovedì 25 Gennaio 2024, 12:18 - Ultimo agg. 27 Gennaio, 08:32
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A 83 anni di età Renato Pozzetto ha deciso di raccontare la sua vita in un libro. Un libro dal titolo: "Ne uccide più la gola che la sciarpa". Ricordi, aneddoti, storie divertenti oppure, racconta al Corriere della Sera, «dopo qualche bicchiere, di cantare vecchie canzoni. In molti mi hanno spinto: Renato, perché non scrivi un libro? A un bel momento, mi sono messo sotto». 

Renato Pozzetto si racconta il un libro

La coppia Cochi e Renato? «Viene da un destino che ci ha legati prima che nascessimo, visto che i nostri genitori si conoscevano da tempo.

Ci capivamo, ci intendevano, ci facevano ridere le stesse cose sin da quando eravamo bambini».

Nel libro parla di Lino Toffolo e, soprattutto, di Enzo Jannacci: «Enzo era un poeta. Ed erano poetiche e delicate le canzoni di Toffolo, talmente belle da sembrare scritte da un altro. Lo prendevamo in giro perché non sapevamo come fargli i complimenti. Jannacci fu un vero ispiratore per noi, raccontava e cantava storie struggenti anche per lui. Ed era imprevedibile. Lo stavi a sentire e potevi ridere o piangere nel giro di un minuto. Ci siamo trovati naturalmente. Noi ascoltavamo i suoi brani, lui veniva ad ascoltare noi, ci apprezzava. Ci siamo voluti bene e abbiamo condiviso una vena umoristica comune». 

La carriera

L'Osteria l'Oca d'Oro, il bar Gattullo fino al Derby di Milano: «Parecchi autori della Rai venivano al Derby, ci conoscevano e si erano accorti che i nostri testi erano nuovi, originali, funzionavano. La Carrà non conosceva e non poteva capire il nostro linguaggio. Così venne fuori l’idea di partecipare in collegamento da una cantina, che in realtà era uno studio separato. La canzone “E la vita, la vita” come sigla finale. Divenne subito popolarissima».

Poi il cinema, il primo film, «Per amare Ofelia». Fu un successo immediato anche come attore protagonista «Quando uscì il film andai a dare una occhiata davanti al cinema e vidi una coda lunghissima di ragazzi in attesa di entrare. Poi sbirciai in sala, nascosto dietro un tendone. La prima scena inquadrava una mia camminata di spalle, si vedevano solo i piedi. Scattò l’applauso. Ero davvero stupito». 

la rottura con Cochi

Ma il cinema causò la rottura con Cochi: «Quando arrivò la proposta non sapevo come fare perché avevamo sempre lavorato in coppia. Mi confessai con Cochi. Fu accogliente. Se vuoi fare questo film, fallo pure...».

Domanda del Corsera: «Il ragazzo di campagna resta il film che ha più amato?". Risposta: «È il più amato dal pubblico. Un amico produttore mi ha raccontato che è stato visto da milioni e milioni di persone,roba da montarsi la testa». 

La vita privata

Il racconto più emozionante, quello più sentito nel libro scritto da Renato Pozzetto è quello dedicato a sua moglie Brunella, scomparsa nel 2009. «È stata la persona della quale mi sono innamorato ed è stato un amore lungo una intera vita. Ha allevato i nostri figli, Giacomo e Francesca, sacrificandosi, dedicando pazienza e speranza anche a me. Dotata di senso dell’umorismo, rideva mentre provavamo i nostri testi, a casa. Penso a lei in continuazione. E talvolta penso che avrei potuto fare meglio, darle di più».

Ma Renato Pozzetto non ha altri rimpianti: «Ho affrontato la vita percorrendo un equilibrio fatto anche di leggerezza. E ho avuto una fortuna della Madonna. Mi pare abbastanza per essere sereno quando entri, diciamo così, nel rettilineo di arrivo». 

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